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F1 | Il clamoroso retroscena in Red Bull: quando sia Horner che Marko erano a un passo dall’addio

Joan Villadelprat, ex team manager di Benetton, ha svelato che Dietrich Mateschitz in persona avesse deciso di puntare su di lui nel 2007, portando sia Christian Horner che Helmut Marko ad un passo da un clamoroso doppio addio.

Joan Villadelprat, ex team manager di Benetton, ha svelato che Dietrich Mateschitz in persona avesse deciso di puntare su di lui nel 2007, portando sia Christian Horner che Helmut Marko  ad un passo da un clamoroso doppio addio. L’esperienza accumulata tra Tyrrell, Benetton, Prost e Ferrari avevano convinto il grande capo della scuderia di Milton Keynes ad affidarsi al manager spagnolo, salvo poi prendere strade differenti.

Villadelprat Horner Marko
Villadelprat racconta: quando Red Bull decise di liberarsi sia di Marko che di Horner © RN365

Villadelprat racconta: quando Red Bull decise di liberarsi sia di Marko che di Horner

“Dietrich Mateschitz mandò un aereo a Barcellona a prendermi e mi offrì di avere Red Bull e Toro Rosso sotto lo stesso tetto”, ha dichiarato Villadelprat in un’intervista concessa a PlanetF1.com

“Il piano prevedeva che io fossi l’amministratore delegato e che Christian Horner fosse escluso. Dissi di sì. Dany Bahar era il responsabile marketing e direttore operativo della Red Bull. In pratica, Helmut era fuori e sarebbe stato spinto fuori da Bahar”.

“Sembrava che non andassero d’accordo con Christian e con le persone in Inghilterra. Dietrich era arrabbiato perché non c’era comunicazione con l’Austria. Le due parti non si capivano troppo e questo non gli piaceva. Volevano più informazioni e comunicazione tra il progetto F1 e Mateschitz”.

“Persero fiducia nel modo in cui i team lavoravano, e questo venne fatto da Helmut Marko. Bahar fece in modo che Helmut uscisse di scena e messo da parte. Poi chiesero a gente, come Gerhard Berger, e venne fuori il mio nome. Decisero di parlarmi per vedere se avessi intenzione di rilevare le due squadre. A quel tempo si potevano mettere le due squadre sotto lo stesso tetto, condividere le macchine e molte altre cose. C’era spazio per farlo secondo le regole. Dissi di sì, non era un problema”.


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La Red Bull come la conosciamo oggi deve tanto al duo più discusso dell’ultima settimana. Tuttavia, gli austriaci furono a un passo dal mettere alla porta entrambi, per puntare su un manager più d’esperienza come Villadelprat.

Lo spagnolo, oltre ad aver lavorato per Tyrrell e Prost, fu infatti uno dei principali artefici dei primi due mondiali vinti da Michael Schumacher in Benetton, e divenne anche un punto di riferimento in Ferrari nel ruolo di capo meccanico.

Nel 2007, il team di Milton Keynes non era ancora un top team, ma poteva essere considerato più un team di metà classifica, con qualche guizzo qua e là, come ad esempio il podio conquistato da David Coulthard nel GP di Monaco nel 2006. Solo con l’ingresso dei nuovi regolamenti nel 2009 gli austriaci iniziarono a vincere, grazie anche all’ascesa di Sebastian Vettel.

Il colloquio decisivo con Mateschitz

”Ai tempi avevo già un progetto quasi concluso perché, nel 2001, avevo lasciato Benetton per realizzare un progetto di F1 in Spagna con Telefonica”, ha aggiunto Villadelprat. “Eravamo al 50% della Minardi, poi ci sarebbero stati altri 20 milioni di sterline e saremmo diventati al 100% della Minardi. Ma poi il presidente di Telefonica è stato licenziato e l’altro progetto è andato in fumo.

“In quel momento, passai alla Prost e poi dal lì costruì il mio team (Epsilon Euskadi) e così via. Quindi, nel 2007, mi chiamarono e mi offrirono il lavoro. Passai tre ore a parlare con Mateschitz. Andavamo molto d’accordo”.

”Per qualche motivo, la comunicazione in Red Bull era difficile e volevano liberarsi di tutti i capi. Così ci siamo stretti la mano, abbiamo parlato del mio stipendio e tutto era fatto. Si trattava solo di mettere nero su bianco e di firmare al Gran Premio di Monaco”.

Il contratto di Newey fece saltare l’accordo

Finalizzato l’accordo tra le due parti, fu solo una scoperta nelle clausole del contratto di Adrian Newey a far saltare la trattativa ormai chiusa: “Qualcuno, non ricordo chi, scoprì che il contratto di Adrian Newey prevedesse che avrebbe risposto solo a Mateschitz”.

Non avrebbe risposto a me, non avrebbe risposto a nessuno. Quindi, il fatto che io fossi il responsabile non avrebbe funzionato con Adrian. Non avrebbe risposto a me perché il suo contratto prevedeva che rispondesse solo a Mateschitz, e Dietrich non voleva parlare con Adrian”.

“Era tutto pronto. Ci stringemmo la mano e ci dicemmo ‘Ci vediamo a Monaco’. Ma quando scoprimmo il problema del contratto con Adrian, mi ha chiamò e mi ha chiesto cosa potevamo fare. Gli dissi: “Se Adrian se ne va, non importa. È meglio avere Adrian che avere me. Ci stringiamo la mano e forse, un’altra volta, potremo parlare”, e così fu”.

La seconda offerta, questa volta in Toro Rosso

“Nel 2011, Franz Tost mi offrì di nuovo un ruolo in Toro Rosso. Si trattava di essere una sorta di braccio destro di Tost, un ruolo simile a quello di un direttore operativo che lavora al suo fianco. Quindi, per due volte mi è stato offerto di andare alla Red Bull”.

“Ma in quel periodo mio figlio era malato di cancro ai testicoli e decisi di fermarmi e di restare a casa. Dopo quello che successe, decisi di no. Non era il momento di andare in Italia, lasciare la famiglia qui e andare. Se un membro della tua famiglia è malato, fai quello che devi fare per aiutarlo”.

“Ma nel 2007 Dietrich Mateschitz mi offrì di gestire entrambi i team Red Bull, e poi di nuovo nel 2011 di aiutare a gestire la Toro Rosso. Christian era fuori, Dietrich lo odiava! Christian è ancora lì perché ha aiutato Marko a rientrare ma, nel momento in cui mi hanno offerto il lavoro, era per liberarsi di Horner”.

Chiuso il capitolo Red Bull, Villadelprat si concentrò nel fondare un proprio team, Epsilon Euskadi, con cui gareggiare nelle categorie minori, supportato economicamente proprio dallo stesso Marko, anche se non con pochi screzi. 

Villadelprat e Mark Phillip Payne, fondatori del team, sono stati portati in tribunale con l’accusa di corruzione e gestione negligente dei finanziamenti pubblici concessi dal governo dei Paesi Baschi. Lo spagnolo fu poi condannato a pagare una multa di 899.263 euro. Inoltre, gli venne vietato per tre anni di gestire beni o fondi di terzi.

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