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F1 | La RB19 resta un mistero: “Altri team non capiscono perché si fidano troppo dei computer” – Adrian Newey

La RB19, la monoposto più dominante della storia della F1, resta in gran parte un mistero: Adrian Newey prova a spiegarne il motivo.

La F1 non ha ancora compreso la RB19, il genio di Adrian Newey resta un segreto per tutti. La monoposto più vincente della storia, che con Max Verstappen e Sergio Perez ha raccolto 21 vittorie su 22 Gran Premi disputati nel 2023, è un mistero per i rivali. Secondo l’ingegnere britannico, questo può avere a che fare con l’uso eccessivo di simulatori e computer.

F1 | La RB19 resta un mistero: "Altri team non capiscono perché si fidano troppo dei computer" - Adrian Newey
Perez e Verstappen posano con la RB19, la monoposto più vincente della storia della F1 – Red Bull Content Pool

Costruire una monoposto dominante è una capacità di pochi team sulla griglia. Creare una macchina in grado di vincere la quasi totalità delle gare in una singola stagione è roba da geni dell’ingegneria. Adrian Newey, con la sua RB19, è riuscito in questo: progettare una macchina capace di eccellere ovunque, in ogni condizione e, a distanza di due anni, restare in gran parte un segreto per i rivali.

L’ingegnere britannico, ufficializzato il suo passaggio in Aston Martin, ne ha discusso nel podcast “High Performance”. Introducendo la RB19, Newey mette in chiaro che non potrà discutere ogni aspetto della macchina: ci sono delle zone che sono ormai ben comprese, nel paddock, anche se non necessariamente divulgate al grande pubblico; altre, tuttavia, restano all’oscuro delle altre scuderie.

Ma perché, dopo due stagioni, gli altri team non hanno compreso a fondo il funzionamento della monoposto? “Ci sono molte ragioni – spiega l’ingegnere – Si tratta della creatività e del pensiero laterale impiegati nel nostro lavoro. Ma bisogna anche non fidarsi ciecamente della strumentazione“.


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Le simulazioni, secondo Adrian Newey, sono certamente importanti e hanno aiutato nello sviluppo ingegneristico della Formula 1, eppure restano tali: “Ogni simulazione, per definizione, non è la realtà. Hanno limiti e, per certi versi, sono imprecise, a volte non puoi neanche saperlo. In alcuni casi è anche difficile cogliere, dai dati raccolti in pista, alcuni feedback che sta dando il pilota“.

Noi ingegneri non abbiamo ancora tutte le risposte – continua NeweyUno dei problemi principali, ad esempio, sono le gomme, che sono molto difficili da modellare. La componente che deve trasferire il grip dall’asfalto alla macchina è quella meno compresa!“.

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Foto Copertina: Red Bull Content Pool

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