Campione per la quarta volta, Max Verstappen ha dimostrato che, in F1, la velocità non è tutto: il suo 2024 nasconde molto altro.
Il lato oscuro di Verstappen: quando essere veloci non basta per vincere in F1. L’olandese conquista il suo quarto titolo mondiale, nella stagione che forse più lo ha messo alla prova sotto l’aspetto mentale. Il 2021 è un ricordo lontano e quasi sbiadito, le sfide cambiano come cambiano gli avversari. Ma se Lando Norris non regge il paragone con Lewis Hamilton, quest’anno Max ha fronteggiato ostacoli ben diversi.
Dare un voto ad un campione del mondo è quasi sempre superfluo. Capeggiare la classifica piloti porta con sé l’onore – e l’onere – del 10, la perfezione, perché più di questo non si può ottenere. Eppure, anche il voto perfetto racconta sfumature sempre diverse, a volte brillanti, a volte oscure. Il 2024 si tinge di entrambe, in un mondiale inaspettatamente aperto, che avrebbe potuto segnare la fine di un’era.
Per le prime sette gare, il copione di un’intera stagione pareva già comporsi: Max Verstappen domina ovunque, in qualunque condizione. Ripensandoci, è forse l’Australia a mostrare le prime crepe di Milton Keynes, ma le successive vittorie in Giappone e in Cina fecero presto dimenticare i problemi ai freni di Melbourne. Già da Imola, però, il mondiale comincia a cambiare.
Max Verstappen: luci ed ombre di una stagione da 10 e Lode.
Se in Italia si aspettavano con trepidazione i famigerati aggiornamenti della “SF-24 EVO”, da Imola diventa evidente che Lando Norris – e la McLaren – assumeranno un ruolo chiave nella stagione. Già vincente a Miami, in circostanze comunque fortuite, in Emilia-Romagna il britannico dimostra di potersi avvicinare al #1 anche in gare senza particolari scossoni.
Norris non rappresenta un nuovo Hamilton, per Verstappen. Troppo distante dall’esperienza del sette volte campione del mondo, forse troppo fragile psicologicamente. Eppure, è la sua velocità pura a costringere l’olandese a scoprire le carte e togliersi quella maschera da “bravo ragazzo” che pareva indossare nelle due precedenti stagioni. Il duello di Spielberg sarà la fotografia di questa sfida tra amici-rivali.
Max Verstappen sa bene che la MCL38 ha ormai raggiunto, e superato, la sua RB20. Sa bene che Lando Norris, da lì in poi, avrebbe potuto raccogliere più di lui. Sa bene che la sua più grande arma, quella già sfoderata e affinata nel 2021, è un’aggressività fisica e brutale senza eguali in griglia. In Austria infligge una sconfitta mentale al suo rivale, già sotto la grande – e nuova – pressione di una lotta aperta per il titolo.
La squadra, la pista, la FIA.
Qualche round prima, a Monaco, le difficoltà di una Red Bull sempre più arrancante si facevano evidenti. Manca la correlazione con le simulazioni, la vettura fatica a migliorare, gli avversari la raggiungono e la superano. Tutta l’insofferenza di Verstappen esplode via radio a Budapest, nel cuore del momento più critico della stagione dell’olandese.
Ormai quasi sempre con la terza – o persino quarta – monoposto in pista, il #1 continua a capitalizzare sulle sbavature altrui. La costanza di rendimento, tuttavia, pare non bastare e tra Austin e Messico va in scena il secondo e terzo episodio del duello con Lando Norris. Una lotta esasperata dalla violenza dell’olandese, che non teme lo scontro e ancora una volta, negli Stati Uniti, infligge un duro colpo al rivale.
Ci penserà la FIA a mettergli un freno, imponendogli durissime penalità a Città del Messico. Lo scontro tra Federazione e Verstappen durava già da Singapore, culla del “caso parolacce”. Alle pressioni interne, in una squadra che perde pezzi e non trova risposte, e a quelle esterne, con una McLaren sempre più vicina al sorpasso, si aggiungono quelle dall’alto, pronte a schiacciarlo definitivamente.
Il capolavoro di Interlagos: apoteosi del campione
Tutta la forza di un campione temprato dal duro “addestramento” paterno, dallo spietato ambiente Red Bull e dai duelli del passato, si palesa ad Interlagos. In un weekend che doveva essere dominato da McLaren, l’olandese torna in veste di nuovo “Re della Pioggia”. Vince la gara che poteva riaprire definitivamente il mondiale, sbarrando la porta a chiunque, quest’anno, volesse strappargli il trono.
Il voto per il campione del mondo, dicevamo all’inizio, è superfluo. Il 10 di Max Verstappen racconta di una stagione di F1 travagliata, che ha messo in evidenza tanto la forza del #1 quanto i suoi lati oscuri. Il giudizio morale sul suo comportamento in pista può ritenersi soggettivo. Chi ne ama la ruvidità “d’altri tempi” non può non continuare a farlo, e viceversa.
Nel confronto con Lando Norris, è evidente che la velocità, contro Max, non basta. Serve una forza mentale che pochi, sulla griglia, hanno già dimostrato di avere. Serve cinismo, capacità di fronteggiare a viso aperto un pilota che, messo in difficoltà, non teme lo scontro sul ring. Chiunque voglia strappargli lo scettro, nel 2025, è già avvisato.
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Foto Copertina: Red Bull Content Pool