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F1 | Liberty Media – MotoGP: anche l’Unione Europea vuole vederci chiaro

Liberty Media non ha ancora formalizzato l’acquisto di MotoGP, ma le indagini non sembrano finite con un rivale che chiede l’intervento dell’Unione Europea.

Lo scorso aprile Liberty Media ha concordato l’acquisizione della MotoGP per 4,2 miliardi di euro. Un’operazione che ha l’obiettivo di replicare il modello F1 con la massima serie delle due ruote. Tuttavia, la strada verso l’ufficialità e il deposito dei documenti sull’acquisto sembra in salita. Infatti, un rivale di Liberty Media e tra i più grandi mediatori motorsport invoca interventi dell’Unione Europea sulla vicenda.

Alejandro Agag, co-fondatore e presidente della serie elettrica Formula E, ha dichiarato che l’accordo minaccia di conferire al gruppo LM un potere “molto significativo”. Intervistato dal Financial Times, il patron della Formula E ha chiarito tutte le possibili problematiche che potrebbero riscontrare le emittenti. 

“Dal punto di vista del diritto della concorrenza, penso che ci siano sfide significative”, ha dichiarato Agag. “L’influenza che questa fusione darà all’entità risultante in termini di negoziazione con le emittenti sarà significativa e credo che la Commissione europea esaminerà con molta attenzione questo accordo”.


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Lo stesso Agag non ha però lasciato intendere di voler bloccare l’acquisizione, ma ha comunque chiesto rimedi adeguati per garantire l’equità del mercato”. Tuttavia, la situazione amministrativo economica sembra più complessa del previsto. Infatti, la Formula E è compartecipata da Liberty Global, società distinta da Liberty Global ma presiedute entrambe da John Malone.

La stessa Liberty Global, che ha acquisito a giugno una quota di controllo della Formula E non ha voluto commentare le dichiarazioni di Agag. Con la vicenda ricostruita dal Financial Times, è emersa anche una dichiarazione di un portavoce della FE: “Come ex politico Alejandro ha un forte interesse personale per le questioni antitrust e stava esprimendo le sue opinioni. In genere non commentiamo gli accordi futuri”.

 

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