Un errore di montaggio è stato alla base del problema che ha rallentato Ricciardo durante l’ultimo weekend di Monaco. L’australiano però è stato bravissimo nel gestire tutte le difficoltà che ne sono derivate e ad adattare il proprio stile di guida. Ecco come.
Come riporta la testata tedesca Auto motor und sport, recentemente è emerso che alla base del problema che ha rallentato Ricciardo c’è stato un errore durante il montaggio dell’MGU-K. Non è stata quindi un’avaria elettronica o un cedimento meccanico alla base del guasto, motivo per cui non sarà necessaria una sostituzione del componente, evitando in questo modo una penalità sulla griglia di partenza in Canada.
La Formula 1 è uno sport di squadra e come tale si vince e si perde tutti assieme. Tuttavia, quando i meccanici rischiano di farti perdere per ben due volte il Gran Premio più atteso dell’anno, i nervi rischiano di saltare. Già nel 2016 infatti Daniel si trovava in testa alla gara, ma al momento del pit stop le gomme nuove non erano ancora pronte sulla piazzola, facendogli perdere svariati secondi e la leadership della corsa.
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Quest’anno Ricciardo ha dominato ogni singola sessione nel Principato e niente sembrava poterlo impensierire… eccetto un’errore di montaggio della sua power unit.
Con la sua bravura tuttavia l’australiano ha evitato il disastro, portando a compimento un’impresa che, nella Formula 1 moderna, è quanto di più simile potremmo avere alle gesta eroiche di altri tempi. Una su tutti la vittoria di Schumacher nel ‘95 con il cambio bloccato in quinta marcia oppure le grida di dolore di Ayrton Senna dopo aver portato la sua McLaren al traguardo con la leva del cambio rotta.
Dietro alla vittoria di Ricciardo infatti si nasconde una bravura straordinaria, una tenacia ineguagliabile e una serie di complicazioni nascoste.
Il problema all’MGU-K ha costretto l’asso della Red Bull a girare 4-5 secondi più lento di tutti. Si potrebbe dire che Vettel sia stato quasi arrendevole in ottica campionato e che sul circuito monegasco sia praticamente impossibile sorpassare, ma la grandezza dell’impresa trascende anche queste attenuanti. La gravità del problema era tale da spingere l’ingegnere di pista a invitare Ricciardo a ritirare la macchina. Oggigiorno raramente capita di vedere un pilota contraddire le indicazioni dal muretto box, ma a Montecarlo Daniel Ricciardo ha messo in mostra tutta la sua personalità e determinazione, procedendo imperterrito a testa bassa verso la bandiera a scacchi.
MGU-K
La prima difficoltà che l’australiano ha dovuto gestire è stata il contraccolpo psicologico: due volte in testa al Gran Premio di Monaco e due volte un problema capace di metterlo fuori gioco.
Poi c’è stata tutta una serie di accorgimenti da apportare rapidamente al suo stile di guida.
L’MGU-K è il motogeneratore elettrico in frase di frenata. Come spiegato nell’articolo sull’impianto frenante di una monoposto, il suo malfunzionamento comporta una minore efficienza nel processo di ricarica delle batterie e una ridotta forza frenante sulle ruote posteriori.
Di conseguenza Ricciardo è dovuto stare molto attento nel gestire le batterie per poter arrivare a fine;gara senza eccedere nel consumo di carburante, tanto da utilizzare solo sei marce sulle otto disponibili.
Oltre a questo Daniel ha anche dovuto cambiare completamente l’impostazione di frenata.
L’assenza del freno elettrico sull’asse posteriore infatti ha causato un sovraccarico dell’impianto idraulico e un improvviso aumento delle temperature dei dischi posteriori. Per ovviare a questo problema, Ricciardo ha spostato la ripartizione di frenata maggiormente sull’asse anteriore. Questo, oltre a rendere meno efficiente la frenata, ha aumentato notevolmente il rischio di arrivare al bloccaggio delle ruote;anteriori, che avrebbe causato un lungo e uno spiattellamento delle gomme. Tale pericolo diventa ancora più grande se si considera che a Monte;Carlo un lungo corrisponde a un incontro ravvicinato col guard rail e che UltraSoft di Ricciardo dovevano durare per più di metà gara.
Daniel ha dovuto reagire a tutto questo in pochissimo tempo e con la pressante sagoma rossa della Ferrari di Vettel negli specchietti.
Alla luce di questo diventa comprensibile lo stupore del suo ingegnere a fine gara e il pianto liberatorio di Ricciardo mentre era ancora dentro l’abitacolo.
L’impresa di Montecarlo è la dimostrazione di come il pilota abbia ancora, per fortuna, un ruolo determinante in Formula 1. Perché vincere a Montecarlo è già speciale di per sé, ma farlo in questo modo è da antologia.
Chapeau Daniel!