Per il ventiduenne brasiliano figlio dell’iridato Nelson quella di Sakhir è stata l’ultima apparizione ufficiale a bordo di una Formula 2. “Gli sponsor non hanno scommesso su di me“. Piquet F2
24 partenze, 0 podi, 0 vittorie e 0 pole position. Questo il resoconto della stagione assai deludente di Pedro Piquet come pilota in forza al Team Charouz. Un feeling mai arrivato, un amore quasi mai sbocciato con il team e con la monoposto dal telaio Dallara. Il miglior piazzamento della 2020 è arrivato nella Sprint Race di Barcellona, dove partito 14°, è riuscito ad agguantare una discreta P7, che analizzati per bene i precedenti e successivi stagionali, si può arrivare alla conferma che il risultato al Montmelò sia stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno.
Soldi, soldi, soldi
Troppi banner? Stiamo lavorando per rendere il sito più confortevole, seguici e lascia i tuoi feedback sul canale Telegram dedicato.
Ma ad allontanare Pedro dalla competizione che prepara i giovani campioni alla Formula 1 non sembra sia stata la mancanza di risultati o il grande divario con gli avversari, ma il pensiero di dover andare avanti solo coi soldi. “Sono un grande fan di questo Sport, ma negli ultimi 3 anni ho capito che per arrivare in Formula 1 al talento ci vuole ben altro“. Sì esatto, ben detto Pedro, non serve solo talento ma anche un bel paio di valige strapiene di sponsor e qualche milione di dollari; ma d’altronde il Motorsport funzionava, funziona e funzionerà sempre così.
“Da appassionati saprete che questa situazione è accaduta anche nel 2019, continua Piquet dal suo post Instagram, dove chi ha vinto il titolo di F2 (Nick DeVries, ora in forza al team Mercedes in Formula E) non ha avuto possibilità di farsi valere in F1, mentre il vice campione (Nicolas Latifi attivo in Williams) ci è entrato grazie ai suoi sponsor“. Piquet F2
La critica più grande arriva quando Piquet considera l’impegno di un pilota più importante del suo portafoglio (cosa che pensiamo un po’ tutti quando vediamo qualche driver senza trovare una risposta alla domanda “Come fa ad essere lì?”, ed invece la risposta ce la dà la voce “Quanti sponsor e quanto budget quel Pilota porta” ecc…). “Quanto vale la dedizione, l’investimento ed il rischio, per evitare di perdere il proprio sedile per cause economiche?”
Ovviamente dentro a questo discorso scritto sotto forma di post social dal figlio di Nelson si legge una grande frustrazione. Si intuisce il dispiacere di non essere riuscito a sfondare in una categoria, (quest’anno iper competitiva) nella quale primeggiare diventa sempre più un fattore “di manico”, e chi vince, spesso è colui che meglio si adatta a pista e mezzo, senza cercare troppe scuse.
“Questa situazione dovuta alla pandemia non ha aiutato, riducendo le possibilità alle grandi aziende brasiliane di finanziare un connazionale in F1“. Senza soldi in un mondo come questo non si va da nessuna parte, neanche se in famiglia hai un Campione del Mondo e un fratello ex compagno di Alonso negli anni in Renault. Al Cash però servono anche i punti, che allo sfortunato Pedro Piquet, in questo 2020, ne sono mancati troppi per il salto di qualità.
Seguici anche sui social: Telegram – Instagram – Facebook – Twitter
Piquet F2