Il modello pubblicitario, economico e sportivo della Formula E ha da sempre avuto ferventi critici, e altrettanto ferventi sostenitori. Anche i fedelissimi del campionato elettrico, tuttavia, si sono trovati a dover storcere il naso di fronte alle apparenti incoerenze degli organizzatori nella gestione di competizioni e servizi. Il calendario definitivo della stagione 2019/2020, che vedrà il via il 22 novembre in Arabia Saudita, ha suscitato diverse perplessità. Vediamo insieme perché. Formula E sostenibilità
Un impatto non trascurabile
Le polemiche sulla nuova distribuzione delle gare nel campionato erano già nate diversi mesi fa, a causa delle numerose coincidenze con altre competizioni motoristiche di rilievo, a cui gli stessi piloti, peraltro, partecipavano. A Sam Bird, solo uno dei tanti, queste coincidenze sono costate il posto in WEC con Ferrari. La riorganizzazione imposta dalla FIA, che ha riconosciuto le sue mancanze in merito, si rivela però estremamente dispendiosa dal punto vi vista economico, umano e ambientale.
Il calendario definitivo, infatti, “spezza” la consueta European leg del calendario, inframezzandovi alcune gare asiatiche prima della grande trasferta negli Stati Uniti. La situazione, a dire il vero, non è assolutamente delle migliori. Nonostante le mille promesse di Alejandro Agag rispetto all’ottimizzazione del calendario, infatti, gli spostamenti di lunga tratta (effettuabili solo in aereo, senza le alternative di trasporto su ruote, rotaie o marittimo) sono decisamente aumentati rispetto alla Stagione 5. I più impegnativi sono sicuramente i trasporti fra gara 5 (Marrakech) e gara 911 (Berlino), separate da migliaia di chilometri e da un impressionante ping pong di località estremamente distanti fra loro.
Cosa è stato fatto? Formula E sostenibilità
Alcune critiche alla Formula E, che comunque ha ancora molta strada da compiere sulla via della sostenibilità, rimangono tuttavia ingiustificate. I promotori dei diversi eventi seguono infatti la mission della serie in maniera abbastanza rigorosa,. riducendo gli sprechi e l’uso di plastiche minute ai singoli eventi. Su larga scala, un accordo con la maggiore azienda leader nel settore consente ora il recupero totale delle batterie Gen1.
Altra iniziativa degna di nota, peraltro, è il programma di Life Cycle Assessment, fortemente voluto da Agag, che misura di stagione in stagione i dati di maggiore rilievo dal punto di vista dell’impatto ambientale causato dai weekend di gara per elaborare modelli di gestione più sostenibili. Purtroppo, informazioni importanti come la carbon footprint della categoria non sono disponibili per il pubblico. Le statistiche della Season 4, però, parlano chiaro.
Ben tre quarti dell’impatto ambientale totale della competizione sono dati dal trasporto. L’infrastruttura (comprensiva di allestimenti e servizi collaterali) si ferma appena sotto al 9%. Nella dichiarazione d’intenti risalente ormai a due anni fa, si auspicava proprio un’ottimizzazione delle date in calendario per far fronte a queste inquietanti percentuali. Due anni dopo, la sensazione è che la categoria ne sia ancora molto, molto lontana.
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