In occasione del Rally dei Laghi 2019 abbiamo avuto l’opportunità di chiacchierare con Andrea Crugnola, nuovo talento del Cir originario proprio di Varese, città che da ventotto anni ospita la competizione.

L’evento, anticipato dall’ormai tradizionale elezione della Miss Rally dei Laghi organizzata da Eugenio Barbaresco, ha visto il campione varesino vincere due volte, nel 2012 e nel 2017.
Il 2018 è stato un anno importante per te: raccontacelo un po’.
“È stata sicuramente una bella stagione perché ho debuttato nel campionato italiano con una macchina da assoluto e mi sono preso le mie soddisfazioni. Potremmo dire che è mancata la ciliegina sulla torta perché non sono riuscito a vincere nessuna gara, però sono sempre stato in zona podio, ho vinto qualche prova e sono andato bene su terra pur non avendo mai corso con un 4×4. Nel complesso è stata un’ottima stagione, grazie anche al team, agli sponsor, alle gomme, al navigatore e in generale a un pacchetto molto performante. Abbiamo avuto degli alti e bassi ma su otto gare è normale che non vada tutto alla perfezione. È un buon punto di partenza per quest’anno: dobbiamo imparare dagli errori commessi per migliorare il risultato finale”.
A proposito di Cir: quest’anno mancherà Andreucci, una figura che ha influenzato moltissimo i campionati passati. Se ne sentirà la mancanza?
“Sicuramente si sentirà, si tratta di un valore che viene a mancare. È stato il mattatore degli ultimi anni e sarebbe stato bello averlo anche in questa stagione, perché la lotta per il titolo vede tanti papabili campioni e lui sarebbe stato un pretendente in più. Con lui sarebbe stato più bello sicuramente per il pubblico ma anche per noi piloti”.
Hai iniziato la tua carriera sui kart: supponiamo di tornare al 2004, anno in cui hai debuttato. L’Andrea di adesso sarebbe ancora votato al rally o prenderebbe in considerazione altre strade?
“Questa è una domanda difficile. I rally sono stati e continuano ad essere una parte fondamentale della mia vita: mi hanno permesso di fare tantissime esperienze anche sotto il profilo umano, di conoscere tante persone e visitare tanti posti. E poi rispetto ad altre categorie c’è molto più contatto con il pubblico, mentre in pista è tutto molto più asettico. Quindi probabilmente non cambierei nulla perché sono contento e orgoglioso di ciò che ho fatto e di dove sono arrivato”.
Come funziona la preparazione di un pilota di rally?
“Per quanto mi riguarda, ho iniziato ad allenarmi sotto il profilo fisico dal 2012. Ho notato subito una differenza rispetto a prima, quando spesso da metà gara in poi mi capitava di calare: quando arriva la stanchezza, è normale che le prestazioni ne subiscano la conseguenza. Perciò ci vuole tanta preparazione fisica perché, se si è preparati da quel punto di vista, la mente rimane più fresca di conseguenza. Le due cose vanno in simbiosi: bisogna lavorare tanto fisicamente anche per sentire meno la stanchezza mentale. Per quanto riguarda la ricezione delle informazioni da parte del navigatore, è essenziale che tra lui e il pilota ci sia un ottimo feeling; mentre si guida, in ogni caso, non è semplice ascoltare sempre tutte le direttive. Molte volte dipende dal tipo di prova speciale che si sta correndo – su terra, su neve, su asfalto. Ci sono delle situazioni in cui ascoltare il navigatore è più impegnativo, ad esempio quando c’è nebbia o fango oppure nevica. In questi casi bisogna ascoltare ogni singola parola per evitare di commettere errori. All’inizio è ovviamente difficile, ma poi diventa automatico e ci si abitua”.