F1inGenerale ha avuto la possibilità di intervistare Sergio Sette Camara, pilota brasiliano del team Dragon di Formula E. Sette Camara non ha risposto solo alle nostre domande ma anche a quelle dei nostri lettori.
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Sérgio Sette Camara è un pilota di grande esperienza, prima di approdare in Formula E ha corso per tre anni in Formula 2 concludendo per due volte nella parte alta della classifica conquistando un totale di 3 vittorie e 18 podi. Il brasiliano può vantare anche due anni da Reserve e Test Driver per dei team di F1. Nel 2019 ha svolto questo compito per McLaren, nel 2020 per Red Bull e AlphaTauri. Nel 2020 ha anche esordito in Formula E con Dragon negli ultimi 6 appuntamenti di Berlino dove, nonostante la poca preparazione, ha dato brillanti segnali per il futuro. Ora si appresta ad iniziare la sua prima stagione da titolare nel campionato full electric sempre con lo stesso team.
Come è nata la tua passione? C’è stato un momento nella tua vita dove hai detto “Sette Camara da grande vuole fare il pilota”?
“Qui in Brasile abbiamo una grande tradizione per la Formula 1, non tanto per il motorsport in generale ma per la F1. Abbiamo una StockCar nazionale molto forte ma lo è molto di più la Formula 1 anche grazie a Fittipaldi, Piquet, Senna e tanti altri brasiliani. Qui la F1 fino a poco tempo fa era trasmessa in chiaro e quindi ha un’influenza. Io da bambino vedevo sempre la F1 con mio padre e mio nonno e mi piacevano molto le macchine, come molti bambini. Ho domandato a mio padre perché qui in Brasile abbiamo molte scuole calcio, dove abitavo ce n’erano forse dieci, e dove fossero quelle per la F1. Mio padre ha pensato di portarmi a vederlo. Io mi sono appassionato e fortunatamente ho avuto l’opportunità di entrare in questo sport che molti bambini vogliono fare ma è molto elitista. Questa combinazione di cose mi hanno fatto iniziare ma la passione è arrivata da me. Nessuno della mia famiglia fa sport e soprattutto non automobilismo. Semplicemente qui in Brasile c’è una cultura molto forte per la F1, ora sfortunatamente è calata un po’ perché non abbiamo un rappresentante. La tradizione però è ancora molto forte.”
Che ricordi hai del campionato di kart brasiliano?
“In Brasile ci sono tre campionati di kart, non ho mai vinto ma ho fatto dei podi e sono arrivato secondo diverse volte. Il miglior ricordo è stato a Rio de Janeiro, io ho corso poco sotto la pioggia perché da me l’inverno è generalmente asciutto, a Belo Horizonte non piove mai d’inverno. A Rio piove, e gli altri ragazzi erano abituati a correre sotto la pioggia, ma nonostate questo sono arrivato secondo fra 30 o 40 kart ed è stato un bel ricordo”
La Formula E e il suo sviluppo
Sei un pilota dalla grande esperienza, hai provato praticamente quasi tutte le monoposto. Sei partito dalle categorie minori per poi arrivare alla Formula 2 e a fare dei test con la F1. Adesso parteciperai per il campionato mondiale di Formula E dopo aver preso parte alle ultime gare di Berlino con Dragon. Sei pronto per questa tua nuova avventura?
Mi sento pronto per cominciare questa stagione di Formula E. Nelle categorie monoposto ho passato molti anni, ho imparato dalle tante squadre che mi hanno insegnato cose importanti. Ho fatto tre anni di Formula 3 europea, Macao, la Formula 2. Ho anche avuto l’opportunità di imparare da persone molto preparate e penso che questo mi faccia sentire pronto per cominciare un campionato difficile come la Formula E facendo magari un buon lavoro.
Quest’anno la Formula E aprirà con una gara in notturna, quella di Diriyah. Sarà la prima in assoluto a corrersi di notte, pensi di poterti divertire in questo appuntamento?
“Molto, è una delle gare che aspetto di più. Mi piacciono le gare notturne e per quelli che vanno molto in pista sanno che quando guidi di notte la sensazione di velocità è maggiore. Più stretta è la pista e più è notte la sensazione di velocità aumenta. La luce artificiale anche da una sensazione speciale, diversa. Ho avuto un po’ di esperienza nei kart, nella Formula 2 in Bahrain e Abu Dhabi. Mi diverto molto, spero che la Formula E introduca più piste notturne nel calendario. Magari Roma notturna.”
Hai visto letteralmente la Formula E evolversi e lo stesso vale per noi che la seguiamo dalla prima edizione. Si parla di un quasi certo approdo di McLaren come costruttore ma ci sono stati anche addii importanti come quelli di Audi e BMW. Secondo te quale sarà il futuro del campionato? Pensi possa entrare magari anche qualche team italiano?
“Penso che sia normale, la Formula E ha 12 squadre e di queste 9 sono costruttori. Ovviamente 1 delle 9, la Dragon è un costruttore ma non vende auto. Però 8 costruiscono auto stradali. Quindi immagina che queste sono davvero indipendenti e sono factory. Penso che la F1 non abbia mai avuto questo, di 12 ce ne sono 8 indipendenti. Per me era naturale che qualcuno uscisse. Quando è iniziato il campionato il costo era più basso ma ora è aumentato. Magari non hanno ottenuto quello che volevano. Inoltre Audi e Porsche fanno parte dello stesso gruppo (Volkswagen), loro alla fine avevano due team e quindi forse è più logico averne solo uno. Io penso che questo non dimostri una debolezza della F1 ma è una cosa naturale, che può succedere. Penso sia buono per il campionato perché così esce una squadra che non era forse al 100% concentrata e ne entra un’altra che aiuta ancora di più la serie a crescere e a muoversi in avanti. Sarebbe ottimo se la McLaren entrasse, sarebbe il nome più conosciuto e la prima produttrice di supercar. Non so se entreranno semplicemente come McLaren Racing o se vorranno unirsi come McLaren automobili. Comunque è una marca di molto rispetto e porterebbe molto alla Formula E. Spero che succeda perché sono un grande marchio.”
Hai detto giustamente che in F1 non ci sono mai stati così tanti costruttori, ma da un punto di vista generale la Formula E potrà mai raggiungere la F1?
“A livello di piloti lo è già, in Formula 1 c’è il grande talento ma io credo che sia sempre difficile fare paragoni tra i piloti, anche perché in tutti gli sport c’è chi passa da una squadra all’altra e magari si trova meglio, oppure cambia ancora e poi rimane lì. Chi lavora nell’ambiente vede il talento, non chi è il migliore, ci sono tanti fattori che influenzano e non basta vedere chi arriva primo. A livello di squadre anche, semplicemente il budget non è tanto alto come in F1, le squadre non fanno tutto ma il livello è altissimo, anche il livello degli ingegneri è alto. L’unica cosa che dovrebbe fare è aumentare la fan base, come la Formula 1, avere una bella storia, e per questo servono tempo e una buona gestione del campionato. La proposta e la tecnologia del campionato sono buone, è legato a una tecnologia del futuro (e la Formula 1 non tanto lo è). La Formula E può essere un campionato al livello della F1, ma dipende da molte cose.”
Tu pensi di poter essere il Felipe Massa della Formula E. Che un giorno Sette Camara possa ispirare i giovani e le giovani brasiliane ad un futuro nella categoria full electric?
“Io spero di sì, spero che nel futuro la Formula E cresca ancora di più. Io mi ricordo che qualche hanno fa la Formula E era un campionato piccolo ma ora è cresciuto molto, e anche molto velocemente. Per me è un sogno poter fare una stagione in Formula E, pensare che 7 anni fa il campionato non esisteva. Spero continui a crescere e che io possa farne parte a lungo termine. Io voglio costruire la mia carriera sportiva in questo campionato. Magari un giorno potrò essere un punto di riferimento per altri bambini. Dipende dalla mia performance e da quella del campionato. Lucas Di Grassi è per esempio un buonissimo pilota in Formula E, una figura consolidata e penso che statisticamente è quello che più vince le gare. Io che non ero bambino ma giovane vedevo quello e pensavo che si poteva essere piloti di successo anche fuori dalla F1. Quindi questo è già successo, ho visto Lucas, un pilota che ammiro molto, fare bene in Formula E e lui è già un esempio. Se la serie continua a crescere penso che questo possa succedere ancora più frequentemente con i bambini nei kart. Qui in Brasile già succede un’altra cosa. È tanto difficile arrivare in F1 che molti non l’hanno come obiettivo, escono dai kart per andare subito nella StockCar brasiliana o negli U.S.A
Differenze tra la Formula 2 e la Formula E
Questo passaggio dalla Formula 2 alla Formula E com’è stato? Quali sono le differenze tra le due monoposto?
È un’esperienza totalmente differente. La principale differenza non è solo il motore, anche se è abbastanza importante, quello che cambia di più è l’aerodinamica. Però la cosa più importante è il concetto del campionato, la proposta è diversa. La Formula 2 è una categoria propedeutica alla F1, la pista è grande, le macchine hanno tanto downforce è l’automobilismo più tradizionale. La Formula E cambia molto per il pilota, corri in piste cittadine, le gomme sono sempre le stesse e non esistono diversi compound e la monoposto non è quella tradizionale. Non ha molta aerodinamica, è una proposta diversa e questo pesa molto per il pilota. È completamente diverso. Dopo c’è anche il fattore motore, per me è il secondo cambiamento più grande. Imparare soprattutto la gara. Penso che negli anni la Formula E arriverà al punto dove potrà fare una gara completa sempre al massimo. Adesso dobbiamo rigenerare, recuperare energia. Abbiamo ancora un sistema audio, un po’ come la F1. I piloti hanno le luci sul volante ma anche un beep, un rumore. In Formula E questo sistema è ancora più importate perché andiamo al regen con questo. Ci sono un gruppo di ingegneri in tutte le squadre che si dedica solo a questo. In F2 ciò non esiste. Sono queste le differenze tra i due campionati ma sono quasi due sporti diversi.
L’impatto della pandemia sulla sua stagione
La pandemia mondiale ha messo in ginocchio tutti noi, de te in Brasile c’è una situazione di semi-lockdown, e pure la Formula E accusa i colpi di questa pandemia, alcune gare sono state cancellate e altre rimandate, e per adesso abbiamo solo Diriyah come unica gara confermata. Pensi che questo possa essere un problema per la preparazione tua e del team?
“Ci sono tante cose importanti di cui preoccuparsi, io a volte mi preoccupo solo della Formula E ma il campionato non è l’unica cosa a cui pensare. Spero che il campionato parta il prima possibile, io da pilota vorrei guidare oggi stesso, però bisogna aspettare. Forse il campionato potrebbe spostare qualche gara nei circuiti, che è fuori dalla proposta della Formula E (che vuole girare nelle grandi città), ma nei circuiti è più facile fare una bolla necessaria per gli eventi durante la pandemia. Spero che il campionato si corra perché ci sono molte persone, nelle squadre e fuori, che vorrebbero vedere la Formula E ma è importante che la situazione migliori e quindi bisogna aspettare. Abbiamo visto l’anno scorso in Formula 1 che il campionato è durato la metà ma è stato molto divertente ed emozionante, è stato un campionato diverso”.
Nonostante tutto sei riuscito a farti notare in Formula E, in quel finale un po’ pazzo con 6 gare ravvicinatissime in tre layout del circuito di Berlino, al Berlin Tempelhof. È stato divertente? Come l’hai vissuto e qual è stata la tua preparazione?
“La preparazione è stata praticamente zero, io non me l’aspettavo e sono stato chiamato praticamente all’ultimo minuto, 15 giorni prima, mentre avevo un contratto con AlphaTauri per cui dovevo andare alle gare. Non sapevo se mi avrebbero lasciato andare a Berlino, c’era Silverstone nel mezzo. Ho fatto un po’ di simulatore, prova bottoni, ho imparato i comandi della macchina e sono andato in gara. Il team è per metà inglese e per metà americano, più inglese che americano, e per la mia macchina mancavano molti ingegneri perché tutti gli americani non potevano lasciare il paese. Avevo praticamente un solo ingegnere ed era il mio primo anno in Formula E, ho provato tanto stress perché avevo tanto da imparare, ma per fortuna è andato tutto bene, ho mostrato il mio potenziale per questo campionato. La Formula E è diversa, in tanti non si adattano, io ho dimostrato al team di riuscire ad adattarmi e di avere il potenziale per il campionato, ed è stato importante.”
Rimanendo in tema di Formula 1, l’anno scorso eri collaudatore in Red Bull e AlphaTauri. Pensavi che avresti avuto l’occasione di un test e la pandemia ha scombussolato i tuoi piani, oppure sei riuscito a fare il tuo lavoro?
“La pandemia non ha influenzato il mio lavoro in Formula 1, anzi ha dato più importanza al ruolo del pilota di riserva. Normalmente non si sa nemmeno chi sia, ma nel 2020 si sapeva già chi sarebbe stato pilota di riserva. I problemi sono stati in SuperFormula, speravo di correre un campionato completo in Giappone, fare buoni risultati anche sapendo di avere poche chance ma con il sogno di impressionare la gente e quindi provare una F1 (io ho la superlicenza), ma non ho potuto farlo: ho saltato le prime due gare perché non potevo entrare in Giappone per un’ordinanza ministeriale”.
La Formula 1 e la sua importanza
Hai parlato di Formula 1 e di come ti sei appassionato a questo mondo da bambino. Se ti chiedessimo chi è il tuo idolo cosa risponderesti?
“Il mio grande eroe è Ayrton Senna però io sono del ’98 e non ho mai visto una gara di Ayrton. Però quando vedevo la Formula 1 io ero molto tifoso di Felipe Massa. Ho iniziato a seguirla nel 2005, 2006 e 2007. Diciamo che nel ’05 ero troppo piccolo mentre nel 2006-07 ho iniziato a capire le gare. In quel periodo Massa era lì in Ferrari. Immagina per me avere un pilota brasiliano in Ferrari prima con Michael Schumacher e poi con Kimi Räikkönen. Era incredibile e per me Felipe è una delle persone che mi ha fatto continuare. Una domanda che mi fanno spesso è “Perché il Brasile non ha tanti piloti in F1?”, ovviamente ci sono molti fattori legati all’economia ma una delle cose che dico sempre è che non c’è più un rappresentante. Io penso di aver continuato perché avevo un brasiliano in F1, nella più grande squadra e che vinceva gare. Io sono stato ad Interlagos nel 2009, ho visto Barrichello fare la pole con la Brawn GP, ho visto anche Massa vincere la gara e perdere il campionato 2008. Questo fa una grande differenza in un bambino per continuare. Massa e è stato più tempo lì in Ferrari nella mia epoca e io ero molto tifoso.”
Come hai detto nel 2008 eri lì, eri ad Interlagos. Dicci cosa hai provato, noi italiani, almeno la maggior parte, tifiamo Ferrari ed è stato un dramma. Come hai vissuto quella giornata?
“È stato terribile, ero felici perché Felipe aveva vinto la gara ma per chi era lì sugli spalti è stato minuti gridando perché pensavamo avesse vinto. Chi invece ha visto la gara dalla TV sapeva da subito che Glock era stato passato da Hamilton e già sapevano che aveva vinto. Noi dalle tribune invece, che gridavamo al massimo e con le televisioni piccoline, pensavamo che avesse vinto Felipe. Uno ad un certo punto ha detto che non aveva vinto e la nostra reazione è stata “non ha vinto?”, nessuno ci aveva detto che Hamilton aveva passato Glock.”
È stato un evento che ti ha motivato? Magari hai preso esempio da Massa sul come ha reagito a quel dramma sportivo.
“Per me avere un brasiliano in Formula 1, davanti a tutti, ha fatto la differenza. Vivere quell’emozione ha fatto una gran differenza, capisci che anche tu puoi andare lì ma se non hai nessuno è più difficile perché il bambino o la bambina e chi gli sta vicino hanno bisogno di questo. Se tu prendi Max Verstappen, lui rappresenta molto bene l’olanda. Sicuramente oggi molti più bambini stanno facendo kart. La probabilità che dopo vengano altri piloti buoni per l’olanda per me così è più grande. Questo è sempre successo in Brasile quindi spero che ci sia un rappresentate in Formula 1 presto, è importante per l’automobilismo locale e ha molta importanza per noi perché la Formula 1 è il top. Io spero che la Formula E possa fare una rapida scalata ma al momento la F1 è ancora top dell’automobilismo. Io come brasiliano voglio molto che ci sia un rappresentate in F1.”
Lavorare con Helmut Marko e le categorie propedeutiche.
Facciamo un salto in avanti. Quando hai lavorato in AlphaTauri hai avuto modo di lavorare con Helmut Marko, com’è stato lavorare con una delle figure più controverse del circus?
“Lui è diverso, la sua accademia dei piloti è la migliore e i risultati si vedono. Il discorso è che Red Bull investe sul programma, e il Dr. Marko fa un gran lavoro. Forse a volte poteva essere meno duro con i piloti, ma ha un altro metodo. Non è quello che farei io, ma funziona. Ha preso tanti piloti validi, ha preso Max che era una stella anche in Formula 3, ma ha preso anche Daniel Ricciardo, Sebastian Vettel e tanti altri. È una figura controversa, la chiamata con lui è un momento difficile perché non capisci mai quello che vuole dire, è sempre duro, ha ancora un telefono che fa fare solo chiamate e si sente male, però con me è sempre stato molto serio e non ho niente da dire. Io volevo un’opportunità di guidare che non è arrivata, ma va bene perché lui è una persona seria e lavora bene. Il suo programma ha più talenti degli altri, è speciale lavorare con lui ma io sono stato nel Red Bull Junior Team nel 2016, mi ha escluso e poi mi ha richiamato. Se vede che migliori ti dà una seconda possibilità, ma se vede che non rendi fa anche la scelta giusta. Punta sempre al miglior pilota, non chiede perché non sei andato forte. È il suo modo di lavorare e lo capisco”
Rimanendo in tema di junior team, pensi che la Formula E dovrebbe arrivare al punto di averne?
“Ci sono squadre che già lo fanno, ma lì è più un test quindi è più interessante. Se sei nel junior team in F1 non è facile arrivare, non fai prove con la macchina ufficiale, mentre in Formula E con Dragon io faccio molti test e molti di questi test sono proprio per provare nuovi piloti. I junior team in Formula E ci sono ma non sono tanto pubblicizzati come in Formula 1. Molti piloti davvero bravi in F3, F2 o anche F4 puntano non solo alla F1 ma anche alla Formula 1”
Pensi che invece potrebbe servire una serie cadetta per la Formula E?
“Penso che non serva, dipende molto dalla filosofia. La Formula E è molto lontana dalla F1 perché è informale, ma so che Mercedes l’ha fatto. Sicuramente tutti i piloti di Formula E potrebbero correre in F1 perché hanno fatto una buonissima preparazione, ma la F1 oggi è troppo veloce e la Formula E è troppo poco veloce. Prima o poi si potrà pensare di prendere un pilota di Formula E in F1, ma questo divario deve essere ridotto.”
La prossima stagione di Formula 1 e la crisi della Scuderia Ferrari
Nel prossimo campionato di F1 ci saranno tanti cambiamenti tra piloti e team. Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?
“Voi sapete rispondere sicuramente meglio di me a questa domanda. Non penso cambierà molto, la Mercedes dovrebbe restare davanti. I cambiamenti arriveranno dal 2022 con i nuovi regolamenti, e secondo me quest’anno resterà tutto più o meno uguale. Forse Red Bull proverà a raggiungere la Mercedes, ma non credo ci saranno molte differenze.”
Cosa pensi della crisi che sta vivendo la Ferrari, che è anche l’emblema del motorsport?
“Penso che a volte è naturale, tutte le grandi squadre attraversano una crisi, ma spero che Ferrari possa recuperare presto perché è importante per la Formula 1 e per il motorsport in generale. In Italia i tifosi della Ferrari sono speciali, in genere si è tifosi dello sportivo ma in Italia sono tutti tifosi della macchina. Quest’anno è stato divertente perché a Monza ero con AlphaTauri, che è un team italiano, e abbiamo vinto. È stata un’esperienza speciale perché, anche se facevo poco essendo pilota di riserva (restavo seduto, ascoltavo la radio, non è un lavoro che rifarei) ed è stato speciale perché Pierre ha vinto a Monza con una squadra italiana. Spero che Ferrari possa risolvere i problemi. È importante che tornino forti perché loro sono importanti per la Formula 1”.
Auto elettriche e i loro pregi
Questa è la tua prima esperienza con un’auto elettrica o anche nella vita di tutti i giorni guidi macchine elettriche?
Io preferisco i motori elettrici, sono più confortevoli e non avere il cambio delle marce per me è meglio. Penso che sia una questione di adattamento, lo so che ci sia tanta passione per i motori a combustione e so che ci sarà sempre. Io come pilota se devo vedere quale è meglio penso sia quella elettrica anche perché è la tecnologia più sostenibile per il futuro. I motori a combustione sono uguali già da tanti anni. Rispetto a quello di tanti anni fa non cambia moltissimo. Le macchine elettriche ogni cinque anni fanno un passo enorme quindi penso di preferire i motori elettrici.
Proprio per questa tua propensione verso il motore elettrico cosa ne pensi di quei tuoi colleghi che sono ancora restii verso questa nuova tecnologia e sono legati al motore tradizionale? Mi vengono in mente per esempio le recenti parole di Sebastian Vettel sull’argomento.
Penso sia naturale, io sono uno di quelli che ha comunque una passione per il motore a combustione ma come pilota devo vedere quale delle due auto può essere superiore. Penso che ora sia impossibile fare una F1 100% elettrica, la macchina sarebbe molto pesante e l’autonomia non sarebbe sufficiente. Però per una macchina stradale io preferisco una macchina elettrica. In Formula E la macchina è pesante ma è una proposta diversa, non è come la Formula 1 che punta ad essere il massimo della velocità. La FE è però una macchina divertente da guidare e mi piace quanto l’input del motore elettrico sia perfetto. A quello che tu fai con l’acceleratore il motore subito risponde. Per i miei amici che preferiscono il motore a benzina penso sia naturale, anche a me piace, ma la prossima generazione non credo avrà quella passione. Per esempio io ho iniziato vedendo la Formula 1 nel 2005 e 2006, vedevo l’IndyCar mentre i bambini di ora vedono meno questo e una macchina elettrica per loro è più interessante.
Un possibile futuro nel WEC
Dando uno sguardo alle altre categorie, ti potrebbe interessare un sedile nel WEC, magari nella nuova classe Hypercar?
“Sì, molti piloti già guardano ciò che guarda il WEC. Io corro in Europa da tanti anni ma sono brasiliano, e quindi guardo principalmente alle monoposto, ma mi piace quello che sta facendo il WEC per rinnovare il campionato. Ho visto una foto della nuova Toyota, so che Audi ha lasciato la Formula E per tornare lì e quindi ho visto che stanno tornando molti costruttori. Oggi ci sono poche alternative per i piloti, quindi è un bene che ci sia questa ristrutturazione. Non sono uno specialista di WEC, anzi guardo poco le gare, ma mi interesso quando si parla di Hypercar. Per ora la mia priorità è la Formula E, dopo la F1, come anche l’Indycar o la Nascar che per me è come la Formula 1 ma è un’altra modalità. Ho corso sempre in monoposto, quindi preferisco soffermari principalmente in Formula E o in Formula 1, ma se il team mi permetterà di correre un altro campionato potrei anche pensare alle Hypercar”
Per concludere ci chiedono di provare a indovinare da chi arriva questo messaggio: “Go energy offset +1, total 12”. Chi può essere?
“Ah ma è uno degli ingegneri della squadra, è Marco! “Go energy offset +1, total 12″, Marco… Non dirmi questo adesso, non lo so! Devo fare più simulatore, mi ha preso Marco. Un abbraccio!”
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