Giunti al giro di boa di questo mondiale, in Ferrari è tempo di bilanci: seduti intorno ad un tavolo sommerso di grafici discendenti, i vertici del cavallino avranno l’amaro;onere di tirare le somme di una stagione finora fallimentare, avara di risultati, ricca di frustrazione, colorita soltanto da alcuni ottimi lanci che mai hanno centrato il bersaglio ferrari analisi metà stagione
Poco può essere salvato delle prime dodici gare del 2019: la SF90 si è palesemente dimostrata al di sotto delle aspettative, e sebbene in Ferrari sventoli fiera una bandiera;del cavallino da quell’opinabile esito del GP canadese, il numero delle vittorie è ancora bloccato sullo zero, e soltanto gli undici podi;possono imbellire impercettibilmente il rovinoso quadro. ferrari analisi metà stagione
Bilancio stagionale ferrari analisi metà stagione
Una macchina sbagliata?
Una Ferrari che non trionfa non può;che esserlo, ma la risposta a questa domanda non deve essere un banale “sì”. La SF90 non è una monoposto propriamente sbagliata: con questo aggettivo si usa solitamente indicare un progetto che è fallito nel suo intento, una monoposto che non riesce a generare;la quantità di carico aerodinamico pensata in fase embrionale dai tecnici. Ma non è questo il caso del 671 di Maranello: le soluzioni che la;SF90 ha a disposizione generano con successo il downforce desiderato dagli ingegneri all’alba del 2019, e l’efficienza aerodinamica è forse la migliore lotto. Ad essere sbagliata non è la monoposto, ma la sua natura intrinseca: in Ferrari hanno puntato su una vettura a;basso carico aerodinamico, e seppur siano perfettamente riusciti nell’ideare quanto pensato nel rigido inverno, la quantità di downforce si è rivelata non sufficiente a far funzionare nel giusto modo le Pirelli 2019. La macchina, dunque, non è nata storta, espressione facilmente;attribuibile ad una Williams,;il cui progetto ha miseramente fallito nel suo intento: la SF90 ha raggiunto il suo obbiettivo, ma è questo, a fatti compiuti, ad essere inadeguato.
Un’entusiasmo improvvisamente smorzato ferrari analisi metà stagione
Le aspettative erano alle stelle: i test invernali – seppur con qualche difficoltà di natura tecnica – avevano dato degli ottimi segnali: “Vettel ha capito alla prima staccata;che la SF90 è giusta”, questa l’atmosfera che si respirava nel team in Febbraio. Ma poco meno di un mese è bastato per trasformare i sorrisi spensierati dei piloti in un clima dominato dalla frustrazione. Il vento ha bruscamente cambiato direzione con quel team radio, divenuto immagine della;stagione Ferrari, quel malinconico“why we are so slow…”. Così Sebastian Vettel, sulle strade di Melbourne, chiedeva spiegazioni, cercando in qualche modo un conforto dalla propria squadra, senza immaginare che forse, a sua volta, la squadra stesse cercando rassicurazione in lui.
Sebbene la SF90 fosse da vittoria in ben cinque appuntamenti su dodici (Bahrain, Azerbaijan, Canada, Austria, Germania) i trionfi, per cause indipendenti e meno dalla scuderia, non;sono arrivati: nel deserto del Bahrain un guasto ad un cilindro ha messo KO Leclerc, leader della corsa, a poche tornate dal traguardo; in terra azera, un errore del monegasco in qualifica ha condizionato la sessione della scuderia, non permettendo alla squadra di qualificarsi come forse meritava, danneggiando la gara della domenica; sulle strade canadesi, la clamorosa decisione dei commissari ha strappato una vittoria;pressapoco certa ad un (quasi) incolpevole Vettel; sulle montagne austriache la miglior strategia adottata da Red Bull non ha permesso a Leclerc di rimanere in testa fino al traguardo, e in Germania un doppio problema di affidabilità dalla duplice;natura sulle vetture ha relegato i due alfieri della rossa nelle retrovie in qualifica.
Ma in F1 i “se” valgono meno del giro veloce in gara: con zero vittorie, il bilancio di una Ferrari non può che essere riprovevole. Non possono essere poi ignorati i (troppi) GP in cui la Ferrari non è mai entrata in partita, una serie di gare culminate con la recente tappa in Ungheria, nella quale Leclerc è arrivato;vicino al doppiaggio.
I piloti ci sono, ma troppi errori ferrari analisi metà stagione
L’accoppiata Vettel – Leclerc è la più efficiente del lotto: una differenza tra i due del 15.38% significa che l’apporto in termini di punteggio è piuttosto omogeneo. In qualifica regna l’assoluta;parità tra i due: 6 a 6 con uno scarto totale di pochi millesimi. Tuttavia troppi errori, da parte d’entrambi, nei momenti che contano: Vettel in Bahrain, in Canada, a Silverstone, Leclerc a Baku, in Germania, in Ungheria.
Confronto rispetto allo scorso anno
Non è così impietoso come potrebbe parere: 288 punti contro i 335 dello scorso anno. Ad essere inpietosa é la differenza rispetto al leader:lo scorso anno solo 10 lunghezze separavano Ferrari da Mercedes che conduceva, a questo punto della stagione, la classifica costruttori con 345 punti. Ad oggi, a dividere le due squadre;c’è un;abissale distacco di 150 punti. Ma sopratutto, nel 2018 erano già arrivate tre vittorie.
Di rilevanza è anche la posizione in classifica piloti: 365 giorni fa Vettel e Raikkonen occupavano rispettivamente la 2° e 3° posizione, a relativamente pochi punti dal;leader Hamilton;;quest’anno il tedesco ed il neo compagno Leclerc controllano soltanto la 4° e la 5° posizione, a 25 punti dalla 3° piazza;saldamente occupata da Verstappen e ad uno sconfinato distacco di 94 punti dal leader. Numeri che pesano.
Reattività nel trovare l’assetto ideale e strategie
Questa monoposto tanto;strabiliante;in rettilineo quanto raccapricciante in curva si è lasciata comprendere a fatica dal proprio team: tante le difficoltà nei primi appuntamenti a trovare il compromesso migliore, ma negli ultimi GP pare abbiano corretto il tiro sotto questo punto di vista. Per compensare la natura;sottosterzante della vettura, in Ferrari adottano assetti che tendono al sovrasterzo,;seppur sia una soluzione notoriamente non apprezzata da Vettel, che preferisce guidare vetture con un posteriore stabile. Le difficoltà attuali non sembrano più essere radicate in un’errata;scelta di set-up, quanto piuttosto a;limiti della monoposto non ancora superati.
Le strategie restano il tallone d’Achille del team di Maranello, e spesso pare provino a spegnere incendi gettando spruzzi di benzina: un esempio lampante sono senza dubbio le orripilanti qualificazioni dal lato box #16 a Monaco, nelle quali Leclerc rimase;escluso dal Q2 per un errore strategico, un rischio preso su una pista;dove proprio rischiare non conviene. Gli ultimi appuntamenti tuttavia hanno messo in luce delle ottime mosse: in Germania, non fosse stato per l’errore di Leclerc, il podio avrebbe visto il monegasco sul gradino più alto e Vettel in terza posizione – pur essendo;partiti rispettivamente dalla 10° e 20° posizione – proprio grazie ad una serie di scelte strategiche perfettamente azzeccate in condizioni insidiose. C’è poi da tenere in considerazione che quando si possiede la vettura migliore in griglia, gli errori strategici passano in secondo piano, perché spesso la superiorità è;tale da salvare scelte tattiche non corrette. Viceversa, quando la vettura non è da vittoria, è naturale – se non d’obbligo – provare strategie azzardate per provare a cogliere qualche opportunità, accettando il rischio di commettere errori.
Movimenti di mercato
Tema prediletto dei più fantasiosi, il mercato riserva sempre tanti rumors spesso completamente privi di fondamento. Si è chiacchierato di uno scambio Vettel – Hamilton, di un ritorno del tedesco in Red Bull, o persino di un suo ritiro a fine stagione. Ma nella realtà, di certo abbiamo solo l’anno di scadenza dei contratti: Vettel nel 2020, Leclerc nel 2022. E’ verosimile che il futuro di Vettel sia legato alla piega che prenderanno i regolamenti del 2021, così come è probabile che in Ferrari stiano già pensando di estendere il contratto di Leclerc ad oltre il 2022 per blindare la giovane promessa.
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