Dal suo rebranding nel 2017, la Formula 2 si è proposta come categoria propedeutica della classe regina del motorsport, garantendo una felice transizione in F1 ai suoi campioni. Tuttavia, la competitività dell’ambiente miete molte vittime, e non tutti possono aspirare a un futuro nella massima serie. In questa nuova rubrica, che si protrarrà per quattro appuntamenti, analizzeremo insieme i risultati dei piloti attualmente impegnati in F2 e cercheremo di pronosticare il loro futuro sportivo. Cominciamo, oggi, con la top 4 del campionato. f2 f1
I giusti legami f1 f2
Il paddock di Formula 1 è, da qualche anno a questa parte, dominato dalle appartenenze alle academy delle grandi scuderie. I programmi per giovani piloti hanno il pregio di garantire preparazione atletica e tecnica e supporto logistico ed economico ai proprio membri, migliorando quindi la qualità media dei piloti in griglia. Per contrario, tuttavia, è sempre più difficile per gli “indipendenti” trovare il proprio spazio nella classe regina.
Non è di certo questo il problema che affligge Nicholas Latifi e Sergio Sette Camara. Latifi, nativo canadese, è già una conoscenza affermata in F1, nonostante i modesti risultati in F2. Al momento impegnato nella sua quarta stagione nella classe junior, Latifi vanta già dal 2016 collaborazioni come collaudatore con Renault, Force India e poi Racing Point, non da ultimo un ruolo di terzo pilota Williams per il 2019. Ha già partecipato a un numero considerevole di prove libere nei venerdì di campionato, e gode anche di ingente sostegno economico. Un suo approdo in F1 non è certamente assicurato, ma Latifi è uno dei pochi, nel 2019 ad avere le carte in regola per un debutto quantomeno prossimo.
Diversa la situazione per Sette Camara, che però conta su un’età inferiore (21 anni, contro i 24 di Latifi) e migliori risultati nelle sue tre stagioni in F2. Il pilota brasiliano ha recentemente scalzato un suo collega (che vedremo tra poco) dal posto di collaudatore in McLaren, e ha retto bene il confronto da compagno di squadra di Lando Norris con Carlin nel 2018. La solidità del duo Norris-Sainz, forse, allontana le speranze del giovane di Belo Horizonte, che sorprende però con buoni risultati.
Guardare altrove
Sorti avverse sembrano invece aver colpito Nyck De Vries e Luca Ghiotto, piloti completi, ma sfortunati. L’olandese, recentemente appiedato dall’academy McLaren, sente il peso degli anni (24) e delle stagioni in F2 (3). Nel 2018, arriva in Prema sperando di conquistare un titolo piloti che la scuderia non si era lasciata sfuggire per i due anni precedenti, ma perde il confronto con Albon e soprattutto con i rookies Russell e Norris, che già fanno scintille nella massima serie. Recentemente, De Vries si è impegnato con Racing Team Nederland in WEC, classe LMP2, partecipando anche all 24 Ore di Le Mans e, in generale, distinguendosi per velocità.
La stessa strada sembra percorrere Luca Ghiotto, talento nostrano addirittura alla sua quarta stagione in F2 (prima GP2) e coetaneo di De Vries. Da sempre indipendente, il giovane vicentino non è riuscito a inserirsi nell’academy Red Bull (ma, forse, questo è un bene) e la sua ultima uscita in una monoposto F1 risale al 2017. Appena un paio di settimane fa, Ghiotto ha fatto il suo debutto nei prototipi, partecipando ai test del prologo WEC con il Team LNT (powered by Ginetta), e non esclude un impegno maggiore nell’Endurance. Per entrambi i piloti, il treno che conduce alla massima serie sembra passato, ma un futuro sportivo luminoso è ancora perfettamente raggiungibile.
Perché il vivaio piloti italiano sta morendo, e cosa può salvarlo