Eccoci al secondo appuntamento della nostra mini-rubrica. Oggi, dopo aver detto la nostra sul vivaio italiano, ci concentriamo su una categoria che vi è strettamente collegata: il GT italiano. Quella del GT tricolore è una realtà variegata che porta tanti talenti italiani sotto gli occhi degli appassionati. Purtroppo, però, vuoi perché tv e stampa non danno sufficiente spazio alle ruote coperte, vuoi perché il fascino che esercitano le monoposto sembra stare prendendo sempre più il sopravvento, sono sempre meno i giovani piloti che sognano di dedicarsi a una carriera in un campionato come questo.
Rilevante causa delle sorti alterne del Campionato è data anche dalla continua modifica di specifiche, denominazioni, regolamenti: per squadre e piloti è sempre risultato difficile partecipare a un campionato che, quasi senza soluzione di continuità, ha cambiato faccia e carte in tavola per la maggior parte dei suoi anni di vita recente. gt italiano
Giancarlo Fisichella, Stefano Gai, Marco Cioci: questi sono solo alcuni dei nomi che attualmente gareggiano nel GT italiano come “veterani”, talvolta anche di altre categorie. Si pensi a Fisichella, che dalla sua monoposto è saltato su una Ferrari a ruote coperte. Questi nomi ci portano istantaneamente ad un’altra riflessione: la maggior parte dei piloti che gareggiano nel GT italiano hanno,;come si suol dire e in modo assolutamente smaliziato, “una certa età”. Per intenderci, nonostante continuino a lottare per la vittoria, non rientrano più nella classe dei giovanissimi. Di questi ultimi ne vediamo pochi, come ad esempio Antonio Fuoco,;che pur continua la sua carriera con la Ferrari e come collaudatore per la Dragon in Formula E.
La differenza di età si percepisce forte e chiara anche nei dati sul pubblico: di questo, la fetta più grossa (il 32%) è composta da tifosi tra i 35 e i 44 anni di età,;mentre gli appassionati più giovani, dai 14 ai 24 anni,;insieme arrivano solo al 14%. Questa condizione, alla luce di questi numeri,;sembra traslarsi dalla griglia al pubblico: il GT è uno sport dominato (o quasi) da piloti di mezza età,;e di conseguenza gli astanti si uniformano a questo trend. D’altronde, colpevole è anche un sistema comunicativo carente,;che poco si è saputo avvicinare alle più moderne realtà in cui i giovani si proiettano e rispecchiano. Che piaccia o no, fondamentale è una presenza social capillare (che, ad esempio, ha consentito subito alla Formula E di sedersi al “tavolo delle grandi”) che troppo spesso manca ai campionati italiani.
Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione, come già accennato sopra, è la scarsa visibilità riservata agli eventi del mondo GT: questa spesso si traduce in una narrazione troppo semplice dello sport in questione, il quale finisce addirittura per essere bollato da chi vi si approccia come “amatoriale”. Si tratta indubbiamente di un universo in cui le pressioni sui piloti, insieme alle varie rigidità che siamo tanto abituati a vedere nelle formule, sono minori; tuttavia, ciò non deve lasciar intendere che il livello nelle competizioni GT sia di poco conto. La qualità (trascurata) dei campionati italiani è d’altronde certificata dai risultati che i piloti formati sulle nostre piste dimostrano a livello internazionale. I risultati conseguiti dal nostro, seppur spoglio, vivaio sono davvero di tutto rispetto. E proprio il GT internazionale sarà il focus del nostro prossimo appuntamento.
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