Il gelido sudore prima della gloria: Alessandro Pier Guidi ripercorre il pit-stop thriller alla 24 Ore, svelando un curioso aneddoto: così ha salvato Le Mans.
L’ultimo pit-stop della Ferrari numero 51 alla 24 Ore di Le Mans ha gelato il sudore ai più, facendo per poco sfumare la prestigiosa vittoria a Pier Guidi e compagni. Proprio il pilota tortonese ha raccontato alcuni aneddoti e retroscena sulla sosta finale in terra francese. Lo ha fatto in una conferenza ai media italiani durante il sabato del GP di Monza, alla quale era presente anche F1inGenerale.com.
Sono le ore 15.36 dell’11 giugno 2023. La Ferrari #51, condotta per gli ultimi chilometri da Alessandro Pier Guidi, è pronta all’ultimo ostacolo, l’ultimo pit-stop prima di involarsi verso l’agognata gloria.
Alla bandiera a scacchi della gara delle gare mancano poco meno di 25 minuti quando la rossa 499P imbocca la corsia box del tracciato transalpino. Pier Guidi si ferma, i meccanici caricano gli ultimi litri di carburante, la Ferrari riparte, anzi no. La vettura si spegne lasciando con il fiato sospeso gli spettatori – era già capitato nella corsa, ma a così poco dalla fine lo spavento è ancor più grande – Pier Guidi tenta di riavviarla, aiutato dall’esterno dai meccanici.
L’apnea dura qualche secondo di troppo, poi il sospiro di sollievo nel box Ferrari. 499P in moto, sgommata alla ripartenza e Pier Guidi riparte per gli ultimi chilometri.
Cosa è successo in quegli interminabili istanti? Alessandro Pier Guidi ha raccontato – durante una conferenza a margine del GP d’Italia di F1 – cosa ha vissuto nell’abitacolo e come è riuscito a ripartire, svelando un interessante retroscena.
“Era la seconda volta che accadeva, quello che dovevo fare lo sapevo abbastanza bene. La prima volta è stato un po’ più difficile perché dovevo capire cosa stesse accadendo“, ha esordito il pilota piemontese.
All’ultimo rifornimento il timore, avveratosi, era quello che l’inconveniente si ripresentasse. “La seconda volta un po’ me l’aspettavo, ma speravo che non capitasse ancora: se per alcuni pit non era più successo nulla, proprio nella sosta degli ultimi 20 minuti è accaduto di nuovo.“
Il pit-stop vissuto dall’abitacolo: sangue freddo anche senza l’aiuto radio
Dalla sala stampa di Monza, Pier Guidi ha raccontato di aver vissuto in modo “zen” l’impasse: “Alla fine io ero abbastanza sereno. Avevamo una procedura per rimettere tutto in moto ed è quello che stavamo facendo. Poi la vivo abbastanza bene in generale: penso che, se il destino non fosse stato dalla mia parte non sarei ripartito. Però era qualcosa al di fuori del mio controllo, non valeva neanche la pena agitarsi.“
In quei secondi, Pier Guidi ha dovuto mantenere il sangue freddo, con un aiuto dall’esterno solo ‘visivo’: “Cercavo di fare del mio meglio. Un po’ ero guidato da fuori, un po’ ero da solo: quando si spegneva tutto rimanevo anche senza radio.”
“È stato un 50 e 50, ma io ero abbastanza sereno, anche se di sicuro non è stato piacevole“, ha aggiunto.
Come ricordarsi la complicata procedura? Il trucco di Pier Guidi
Isolato dall’esterno, senza radio, a tu per tu con la sua Ferrari, come ha ricordato ed attuato la procedura vincente? Il vincitore di Le Mans ha svelato: “C’è un piccolo aneddoto. Questa procedura era stata sviluppata e mi era stata spiegata. Siccome era molto lunga e complessa, ancora prima del test day, avevo chiesto di attaccarla nel cockpit. Quindi l’avevo scritta”, ha raccontato.
“Anche senza radio i vari punti da seguire li avevo scritti nell’abitacolo”, ha spiegato. “Con il senno di poi sono quelle cose che devono andare in un certo modo. Quando mi hanno spiegato la procedura mi è venuto in mente di chiedere di averla in macchina. Non pensavo di doverla usare, ma mi è tornata utile.”
“Quando le cose devono andar bene beh, devono andar bene!”, ha concluso Alessandro Pier Guidi sorridendo con i giornalisti.
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