L’appuntamento britannico della WEC Superseason 2018-2019, iniziato secondo pronostico con la doppietta Toyota nelle qualifiche del Sabato (che hanno visto la vettura #7 con equipaggio Kobayashi-Conway-Lopez affermarsi sulla “gemella” #8 per la prima volta in questa stagione), è terminato in maniera inattesa con il dominio in LMP1 delle endotermiche R13 Gibson del team Rebellion Racing, a seguito della squalifica delle ibride nipponiche per irregolarità tecniche. WEC 6h Silverstone
In gara, a prevalere era stata la vettura guidata dal trio reduce dai trionfi di Spa e Le Mans Nakajima-Alonso-Buemi, con lo Svizzero che ha aperto e chiuso le danze rimanendo con il casco indosso per ben 3h e 14min (Alonso 1h e 33min, Nakajima 1h e 08min). Le due ancelle del Sol Levante hanno preso il largo subito dopo la partenza, che ha visto invece un contatto tra la SMP #17 guidata da Sarrazin e la Rebellion #3 di Beche: dopo un testacoda, la vettura del team svizzero ha toccato la gemella #1 condotta da Jani, già vessata dal grave incidente di Bruno Senna durante le prove libere.
Difficile la prima (e unica) ora di gara dell’altra SMP, la #11, con equipaggio Aleshin-Petrov e l’eroe di casa Jenson Button, che vede, dopo appena 43 minuti, volatilizzarsi nel fumo (è proprio il caso di dirlo, date le copiose fumate segno di irrimediabili problemi al motore) le speranze del podio.
Il resto della gara della categoria LMP1 è stato animato da ben pochi colpi di scena, vedendo l’alternarsi al comando delle due Toyota, con un primo sorpasso di Buemi su Kobayashi dopo 1h 38min, neutralizzato dal pit stop che ha permesso a Fernando Alonso di salire sulla #8 e a Mike Conway sulla #7. A 3h e 33min dal termine il pilota inglese cede il passo all’asturiano dopo ordine via radio.
Un nuovo scambio avviene dopo 2h e 43min dal via, sempre tramite pit stop, questa volta con a bordo Lopez per la #7 e Nakajima per la #8. L’ultima parte di gara è di nuovo affidata a Buemi e Kobayashi, che si è reso protagonista, a poco più di 53 minuti dalla bandiera a scacchi, di un’uscita di pista a causa di una gestione non ottimale del traffico dei doppiati. La sbavatura ha consentito alla #8 di riguadagnare terreno. Lo stesso Conway, intervistato proprio durante questa fase di gara, ha affermato che l’errore di Kobayashi e il tempo perso per il cambio del posteriore (reso necessario dal calo prestazionale dell’ibrida #7) avrebbe reso la lotta per la vittoria “molto serrata”.
Dopo pochi minuti, Kobayashi e Buemi accennano l’unica vera battaglia dell’intera gara per la prima posizione assoluta. Complici i problemi prestazionali di cui sopra, che non permettono alla #7 di dare il massimo sul rettilineo, il pilota giapponese è costretto a cedere il passo a Buemi, che di fatto mette una salda ipoteca sulla vittoria. Al paladino della casa nipponica rimarrà la soddisfazione di aver fatto segnare il miglior tempo in gara, percorrendo il suo giro più veloce in 1:39:602.
LMP2
La LMP2 vede invece il dominio del team Jackie Chan DC Racing, che piazza al primo e al secondo posto di categoria rispettivamente la vettura numero #38, condotta alla vittoria dal trio Tung-Aubry-Richelmi, e la numero #37 guidata dall’equipaggio Jaafar-Tan-Jeffri. A differenza delle “cugine maggiori” orientali, le due vetture si sono date vera battaglia nell’ultima parte di gara.
LM GTE Pro
La categoria che ha davvero animato questa 6h di Silverstone è stata la LM GTE Pro, che ha visto trionfare, dopo una gara magistrale di recupero dalle retrovie in seguito alle non ottime qualifiche, Alessandro Pier Guidi, in;squadra con James Calado, che ha portato in vetta la Ferrari 488 GTE EVO #51 del team AF Corse. La sorte non ha invece arriso all’altra vettura schierata dal team italiano, la #71 guidata da Sam Bird e Davide Rigon che, dopo;una prima parte di gara in lotta costante per il podio, è stata coinvolta in un contatto con la LMP1 #17 in;fase di doppiaggio: l’incontro ravvicinato con la SMP ha causato una foratura della ruota posteriore destra, che;ha irrimediabilmente compromesso la corsa al podio della seconda vettura in gara del team piacentino.
I 60.240 spettatori (all’incirca 10.000 in più rispetto alla scorsa edizione) hanno assistito ad;una GTE Pro ricca di sorpassi e colpi di scena: l’endurance che fa sognare e che ci piacerebbe vedere in ogni categoria.
LM GTE Am
Una penalità per aver effettuato pit stop sotto regime Safety;Car ha invece deciso la classifica finale della GTE Am, che vede al primo posto la Porsche;911 RSR #77 del team Dempsey Proton Racing, con equipaggio Ried-Andlauer-Campbell. Una 6h da dimenticare invece per il team svizzero Spirit of Race e per la F488 GTE guidata da Flohr, Castellacci e;Fisichella che, dopo il brillante secondo posto di categoria a Le Mans, si vedono relegati in ultima posizione.
La squalifica
Dopo l’immancabile metamorfosi della vettura #8 da prototipo da corsa in carro trionfale, a;seguito di una vittoria annunciata, le;verifiche tecniche di fine gara hanno gettato ombre pesanti sull’ennesimo trionfo giapponese. I verificatori hanno infatti riscontrato la presenza di un’irregolarità nel pattino di entrambe le TS050: lo;skid block della Toyota che ha visto per prima la bandiera a scacchi presentava una flessione di 9mm se sottoposto ad un carico di 2500;N su entrambi i lati, mentre quello della sorella #7 fletteva di 8mm sul lato sinistro e 6mm su quello destro, sempre sotto lo stesso carico.
Il Regolamento Tecnico 2018 LMP1-H parla chiaro: tale flessione è irregolare, e la sanzione è l’automatica esclusione dalla competizione. Le vetture dominatrici del terzo appuntamento stagionale WEC hanno dunque visto azzerarsi il bottino di ben 129 punti raccolti con la seconda doppietta stagionale. Non è ovviamente escluso un ricorso della casa giapponese: la guerra del Pacifico è ancora in atto.
Ad ogni modo, al netto della squalifica, la vittoria è passata al team Rebellion, che piazza le sue vetture al primo e al secondo posto, con la R13 Gibson guidata da Beche-Laurent-Menezes a ricoprire il gradino più alto del podio.
Classifiche
La classifica generale vede gli alfieri Nakajima-Buemi-Alonso ancora al comando con 65;punti, con un distacco di appena due lunghezze dal trio vincitore Menezes-Beche-Laurent, che hanno superato (complice il pesante 0;collezionato a seguito della squalifica) l’altra nipponica guidata da Kobayashi, Conway e Lopez, a quota 46.
L’alba all’ombra di Buckingham Palace all’indomani della 6h;di Silverstone;2018 si è dunque colorata di rosso e di bianco, colori della bandiera svizzera, come bianco e rosso (essendo la;bandiera giapponese bianca con un disco rosso al centro ndr) era stato anche il tramonto sul circuito che ospitò nel;lontano 1950 la prima gara del campionato del mondo di Formula 1. Una semplice inversione di prevalenza cromatica che ha però un peso consistente in ottica mondiale WEC.
Ma la guerra dell’Asia Orientale non è ancora finita: i motori ibridi delle Toyota cercheranno il riscatto sotto;il cielo di casa il prossimo 14 Ottobre per la 6h di Fuji, sperando che il bianco torni di nuovo a prevalere sul rosso.
WEC | 6h Silverstone – Il comunicato Toyota dopo la squalifica
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