Cosa vuol dire rappresentare uno dei marchi più influenti e carismatici al mondo e i suoi tifosi? Lo abbiamo chiesto a Mauro Apicella, responsabile Scuderia Ferrari Club, che, nell’intervista che ha gentilmente concesso a F1inGenerale, ci ha parlato di cosa significhi lavorare per un marchio prestigioso come Ferrari e della passione che ogni giorno lo guida nel suo lavoro per la Rossa di Maranello.
Partiamo dalle origini: saprebbe individuare in qualcosa di specifico la scintilla che l’ha spinta, ancora bambino, ad avvicinarsi al mondo delle corse automobilistiche, ed in particolare alla Ferrari?
Per me la Ferrari ha sempre rappresentato un sogno. I miei primi ricordi legati al Cavallino risalgono a quando avevo 3-4 anni e con mio padre seguivo in TV i gran premi. È stato infatti lui a insegnarmi – con orgoglio e soddisfazione – a tifare per la macchina rossa “perché rappresenta una passione bellissima che nulla e nessuno ci potrà togliere”. Non avevo nemmeno dieci anni quando i miei genitori mi accompagnarono a vedere alcuni gran premi europei. In qualche modo, senza saperlo, stavano tracciando la mia strada.
Posso dire con onestà che mi reputo un lavoratore felice perché riuscire a trasformare la propria passione più grande nel filo conduttore della propria professione è un privilegio riservato a poche fortunate persone.
Una volta presa la decisione che la sua strada e quella della Rossa di Maranello avrebbero dovuto incontrarsi, quanto è stato difficile realizzare l’incrocio delle due vie?
Dopo il diploma ho intrapreso gli studi in Marketing e Comunicazione presso l’università IULM di Milano. Quando arrivò il momento di pensare alla stesura della tesi di laurea, in considerazione del fatto che il sogno di quando ero bambino con gli anni si è andato sempre più ad accrescere, decisi di basare il mio progetto sulla comunicazione Ferrari e per sviluppare nel migliore dei modi tal elaborato mi misi in contatto con l’Azienda che mi propose una posizione di stage presso l’Ufficio Comunicazione. Da questa esperienza straordinaria è iniziato il mio viaggio all’interno del mondo del Cavallino Rampante che è passato da vari dipartimenti aziendali sino a portarmi a ricoprire il ruolo attuale.
Secondo lei, entrare nella sfera lavorativa di qualcosa per la quale si nutre una passione profonda, un vero e proprio tifo nel suo caso, modifica la passione stessa?
Quando ho iniziato lo stage in Ferrari non ero preparato alla “leggenda” Ferrari. L’avvertivo dall’esterno, come semplice tifoso, ma non immaginavo cosa significasse farne parte.
La Ferrari ha una sua entità “concreta”, una sua realtà tecnologica che, dal di fuori, non è facile percepire. Da tifoso non avevo una reale coscienza del fatto che dietro le monoposto rosse che si presentano perfette sulla griglia di partenza ci fosse un altro “Gran;Premio” disputato lontano dai riflettori fatto da tecnici, ingegneri, strateghi e professionisti di varie specialità. La Ferrari è una realtà straordinaria e molto complessa composta da;una perfetta sinergia di un vasto gruppo di persone che non mollano mai, ma anche di tifosi. La Ferrari, in realtà, è come se fosse una famiglia unita da una grande passione rossa.
In cosa sente la sua passione per la Ferrari mutata rispetto a prima che ne diventasse dipendente? Il lavoro rende meno genuina la passione o la valorizza?
Posso sicuramente dire che grazie al lavoro che svolgo la mia passione si è perfezionata. Le responsabilità connesse a rappresentare il marchio Ferrari mi portano a vivere la mia passione tenendo presente di rappresentare un marchio prestigioso,;il più prestigioso sulla scena automobilistica mondiale. Tutti noi ferraristi di cuore e passione abbiamo il grande privilegio di essere ambasciatori del Cavallino Rampante.
Per me è motivo di orgoglio, ma anche una grande responsabilità perché dobbiamo fare particolarmente attenzione alla qualità delle nostre manifestazioni e dei nostri comportamenti,;al nostro approccio alle varie situazioni e mantenere alto l’onore che la Ferrari, intesa come azienda,;si è guadagnata in questi 71 anni di competizioni e tecnologia ai massimi livelli.
Spostiamoci ora dalla parte dei tifosi. Da responsabile generale di Scuderia Ferrari Club, in che modo, dal momento in cui si è posto l’accento al tifo ufficiale e ufficializzato per la Rossa, ha visto evolversi il sentire dei tifosi verso il Cavallino?
Voglio partire da questa domanda per ribadire l’importanza che gli Scuderia Ferrari Club hanno nella vita del Cavallino. Essi rappresentano l’anima più autentica del brand, quella fatta di persone appassionate. Sono l’espressione più genuina perché rispecchiano la sana voglia dei ferraristi di condividere con altri la loro passione sportiva. I club esprimono positività e voglia di fare, entusiasmo e piacere di stare insieme.
Siamo una grande famiglia che racconta e si racconta, che segue le attività di tutti i suoi membri, ne condivide le gioie e le imprese, che ricorda il passato e guarda al futuro, che si riunisce nei momenti più importanti e;poi si diverte a guardare le foto scattate in quelle occasioni. Personalmente nutro grande rispetto per questa esperienza e per lo spirito che i Club incarnano. Alla fine i membri sono mossi “solo” dall’enorme attaccamento emozionale per il Cavallino Rampante.
La passione è il comune denominatore che ci unisce e che ci fa vivere numerosi appuntamenti di grande interesse e;valore che rendono i nostri incontri interessanti oltre che divertenti. Ci tengo a rivolgere un caloroso ringraziamento personale ai soci degli SFC perché da;loro ho imparato tanto e questo mi ha consentito di crescere sia come persona che come “responsabile”.
Quali sono gli obiettivi di Scuderia Ferrari Club per il futuro?
La nostra attività non si ferma mai e per il prossimo futuro il programma è quello di offrire al popolo degli appassionati Ferrari nel mondo emozioni fortissime e rinnovate. Per fare questo bisogna sempre migliorarsi e chi lavora a Maranello sa;che è “obbligato” a puntare perennemente al successo per cercare di offrire ai suoi tifosi solo il meglio.
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