Interviste ESCLUSIVE

Trulli in ESCLUSIVA: “Non ho rimpianti, anche se…”

Jarno Trulli è stato, insieme a Giancarlo Fisichella, il principale alfiere dell’automobilismo italiano degli ultimi 30 anni. Protagonista della F1 tra la fine degli anni Novanta e gli inizi degli anni 10 del nuovo secolo ha partecipato a 252 Gran Premi, vincendone uno, il più prestigioso, quello di Monaco 2004. Non ha rimpianti, Jarno, anche se, per il suo talento avrebbe potuto ottenere di più “se solo mi fossi trovato al momento giusto nel posto giusto”.

Accoglie la redazione di F1ingenerale nella sua casa di Lugano, concedendoci una lunga intervista, tra presente, passato a futuro. Una chiacchierata molto interessante che non poteva non partire dalla sua lunghissima carriera. Totalmente inaspettata se pensiamo a come è iniziata.

“Per la Formula Uno di oggi sarei quasi vecchio – sorride Jarno – visto che ho cominciato a 22 anni. Sono cambiate molte dinamiche, così come le cifre che servono per provare a iniziare una carriera di pilota. Io sono venuto dal nulla. Ho fatto molti anni di go kart, anche perché non potevo permettermi le formule. Poi Gianni Bianchi ha voluto scommettere su di me. Mi ha dato un’opportunità in F3 e da lì è cominciato tutto. In un anno e mezzo sono arrivato alla F1. Qualcosa che, anche oggi, credo sia impossibile fare”.

Il suo biglietto da visita è stata la vittoria a Macao, una gara che, un tempo, spesso segnalava nuovi futuri campioni. Oggi il concetto di Academy sta assorbendo tutto, con le formule propedeutiche (F2, F3, F4) che riducono a un imbuto il passaggio al Grande Circus.

“Oggi si investono tantissimi soldi per fare test e chilometri. Una volta si poteva arrivare in F1 percorrendo strade diverse, in nazioni diverse. Da qualche anno tutto questo non c’è più. Ci vogliono grandi budget, il talento da solo non basta più. Il ruolo del pilota, poi, è sempre meno importante, da quando hanno eliminato i test”.

Li introdurresti nuovamente?

“Non credo sia possibile tornare indietro. Fino al 2009 noi provavamo tantissimo in pista. Ogni pezzo, ogni modifica doveva passare al nostro vaglio. Oggi sono gli ingegneri e i computer a decidere. C’è anche da dire che sono aumentati sensibilmente i Gran premi, che le squadre test costavano molto ai team, più che simulatori e gallerie del vento. Tuttavia, oggi assistiamo a un fenomeno impensabile ai miei tempi ovvero la mancata correlazione tra galleria del vento e pista che non è possibile risolvere in brevi. Prima i pezzi si bocciavano subito, ora occorrono delle gare per farlo e spesso si prendono vie sbagliate, vedasi quello che è successo ad Aston Martin, Ferrari e ora Red Bull”.


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“In più – prosegue Trulli – oggi meccanici e ingegneri sono sottoposti a stress incredibili. Stanno parecchio tempo fuori casa, in giro per il mondo. Sono chiamati a fare moltissimo lavoro nei weekend di gara, proprio per cercare di correggere eventuali magagne. Questo credo sia anche pericoloso dal punto di vista della sicurezza, perché lavorare in stanchezza può portare a commettere gravi errori”.

La domanda nasce spontanea, meglio la F1 dei tuoi tempi o quella di oggi?

“Sono cambiati i tempi, di sicuro, in fatto di sicurezza, si è fatto moltissimo. Chiaro che poi si sono persi circuiti storici, il ruolo del pilota è diventato via via meno importante. Io sono contento di aver corso alla mia epoca, quando si poteva dare un’impronta maggiore alla vettura. Dall’altro lato, girano molti più soldi, c’è una solidità diversa da parte dei team, difficilmente ci sono problemi economici nelle squadre. Le scuderie ufficiali sono molte di più, si corre molto, gli introiti sono più alti e la visibilità è cresciuta tantissimo. Sempre più paesi vogliono entrare nel calendario”.

Hai qualche rimpianto?

“Sono arrivato alla F1 dai kart in pochissimo tempo, ho corso per team ufficiali come Renault e Toyota, ho vinto Monaco. Ho fatto molto più di quanto avrei sperato. Certo, fossi stato nel posto giusto al momento giusto, magari avrei potuto fare meglio, ma è andata così”.

Hai mai avuto possibilità di andare alla Ferrari?

“No, alla Ferrari non serviva Jarno Trulli. I miei migliori anni sono coincisi con l’epoca d’oro di Schumacher, forse sarei servito dopo… No, Non ci sono mai stati contatti”.


Questo è un altro estratto, dunque, dell’intervista a Trulli, che potete trovare sul nostro canale Youtube.

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