Dall’aerodinamica alla Power Unit, ecco come l’altitudine del GP del Messico condiziona le vetture di F1.
Gli oltre 2200 metri di altitudine a cui si trova l’Autodromo Hermanos Rodriguez, tracciato che ospita il GP del Messico, hanno un forte impatto sulle monoposto di F1.

L’aspetto chiave da prendere in considerazione è la densità dell’aria. L’alta quota, infatti, porta in dote un’aria più rarefatta e questo impone ai tecnici dei team di adottare soluzioni ad-hoc per questa gara.
Se andiamo a vedere i numeri, ci si rende conto dell’entità dei cambiamenti. Considerando aria secca (0% di umidità) ed a 15°C, la sua densità al livello del mare è di 1.225 [kg/m^3]. Mantenendo le stesse condizioni ma spostandoci a 2200 s.l.m, la densità scende a 0.944 [kg/m^3], una riduzione del 23%.
L’impatto sull’aerodinamica
Come abbiamo appena visto, alla quota del GP del Messico la densità dell’aria cala in maniera significativa. Abbiamo semplificato un po’ il calcolo perchè in realtà dipende anche dalla temperatura e dall’umidità, ma l’ordine di grandezza è quello.
Questo significa che la stessa specifica di ala, sulla pista messicana genera circa un quarto del carico in meno rispetto a quello che riesce a generare se posta sul livello del mare.
Considerando che tra l’assetto aerodinamico per Monza e quello per Monaco balla circa un 20% di carico, l’impatto dell’altitudine a cui si corre il GP del Messico è altissimo. Per questo motivo sul tracciato intitolato ai fratelli Rodriguez i team usano specifiche ad alto carico, come a Monaco e Budapest per intenderci. La forza aerodinamica generata è però più simile ai valori che si vedono a Monza.
L’unico vantaggio del correre in quota è che, diminuendo la densità dell’aria, diminuisce anche il drag. Minor resistenza all’avanzamento comporta velocità massime più alte ma diminuisce, seppur presente, l’effetto del DRS.
Motori “meno potenti”, e occhio all’affidabilità
La maggiore rarefazione dell’aria fa si che ci sia un minore riempimento dei cilindri e che dunque la combustione liberi meno potenza. Diventa ancora più importante dunque il lavoro del turbocompressore che va ad aumentare la pressione in camera di combustione.
In queste condizioni di quota, la turbina viene fatta lavorare molto vicino al suo limite superiore, aumentandone lo stress meccanico e mettendone più a rischio l’affidabilità. Questo è però fondamentale per fornire l’aria necessaria al motore.

Il problema affidabilità non riguarda però solo il turbo. Con l’aria rarefatta anche lo scambio di calore è decisamente inferiore (si parla di un 25-30%) perchè, a parità di sezione, entra molta meno aria nelle prese di raffreddamento.
Per questo motivo in Messico vediamo spesso aumentare il numero di aperture sulla carrozzeria. È di vitale importanza infatti aumentare lo smaltimento del calore per preservare il motore, il cambio e tutte le componenti elettroniche. Discorso analogo vale per i freni. Vedremo infatti dei duct più grandi, fondamentali per mantenere l’impianto frenante nella giusta finestra di temperatura e non perdere performance in staccata.
Il GP del Messico, e la sua particolare altitudine, obbliga quindi i team di F1 a prestare particolare attenzione a molti aspetti. Vedremo se durante il fine settimana assisteremo a qualche problema in più di affidabilità.
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