Nelle FP2 di Ungheria Ferrari fa uno step in avanti, ma il divario da McLaren è ampio in due fasi specifiche; individuiamo quali con l’analisi delle telemetrie.
Si confermano le posizioni al vertice nella seconda sessione di libere a Budapest, con i due piloti McLaren che la fanno da padrone, seguiti dalla Ferrari di Leclerc. Quest’ultima, seppur migliorata rispetto alle prime prove, continua a perdere in due aspetti cruciali, che evidenziamo dall’analisi delle telemetrie delle FP2 in Ungheria.
Ferrari migliorata rispetto alle FP1
La telemetria evidenzia come Ferrari abbia apportato modifiche efficaci al setup, mirate a colmare le principali criticità emerse nel corso delle FP1. Di seguito, il confronto tra il giro veloce di Leclerc nella prima e nella seconda sessione.

Dal grafico del delta emergono progressi significativi all’inizio del secondo settore. In particolare, i transitori delle curve 4, 5 e della chicane T6-T7 rappresentavano alcuni dei punti di maggiore svantaggio rispetto alla McLaren nella prima sessione. Al contrario, nelle FP2, le regolazioni apportate alla SF-25 permettono a Leclerc di portare una velocità superiore in curva, segno di un incremento del grip laterale disponibile.
Tale aspetto si riflette anche sull’utilizzo dell’acceleratore: il monegasco parzializza meno a centro curva in T4 e T5 e affrontando il cambio di direzione tra le due in pieno, proprio come Norris già era riuscito a fare in mattinata.
McLaren domina in frenata e percorrenza

Nonostante i progressi della Ferrari, la McLaren conserva un vantaggio tangibile sulla concorrenza, che appare difficilmente colmabile, soprattutto in configurazione da qualifica. Questo margine deriva principalmente da due fasi fondamentali della curva: frenata e percorrenza, particolarmente rilevanti sul tracciato dell’Hungaroring.
Come si evince dai dati, Norris riesce a decelerare in maniera più efficiente, impiegando meno tempo sul pedale del freno. In diversi frangenti, infatti, il britannico ritarda l’attacco della staccata, guadagnando in ingresso curva, e successivamente ne anticipa anche il rilascio, mantenendo una velocità superiore in inserimento. Il maggior carico aerodinamico della MCL39 asseconda tale guida, consentendo velocità laterali più elevate e, pertanto, garantendo un ulteriore vantaggio anche nella fase centrale della curva senza penalizzarne l’uscita.
Gap ridotto nei long run
Tuttavia, con tutta probabilità questo divario tende a ridursi in configurazione gara, come suggerito dai long run svolti durante le prove libere, i cui riscontri cronometrici risultavano molto più ravvicinati. La gestione di pneumatici e carburante impone ai piloti un approccio più conservativo proprio nelle fasi di frenata e percorrenza, attenuando così i vantaggi prestazionali di picco della vettura emersi in qualifica quando si spinge al limite.

A serbatoio pieno, difatti, il ritmo Ferrari è difatti stato decisamente più vicino a quello McLaren. I piloti del Cavallino, pur mostrando una costanza leggermente inferiore (evidenziata da una deviazione standard più elevata), hanno fatto registrare una media nonchè minimi cronometrici comparabili a quelli della monoposto inglese, nonostante un assetto aerodinamico più scarico. Va però specificato come il layout tortuoso del circuito limiti le possibilità di sorpasso, rendendo la qualifica ancor più determinante ai fini del risultato finale.
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Crediti immagine di copertina: ©F1inGenerale
