In un’interessante intervista rilasciata a Motorsport.com, il team principal Ferrari, Mattia Binotto, ha rivelato alcuni dettagli sull’approccio adottato a Maranello per la realizzazione della Power Unit 066/7, scegliendo di prediligere la performance sull’affidabilità.

L’affidabilità è uno di quei fattori che può pesare enormemente nell’economia di un mondiale. Si tratta di trovare quell’equilibrio tra potenza e sicurezza che permette ad una vettura di essere veloce e al contempo di tagliare il traguardo senza problemi.
La Ferrari negli ultimi anni ha vissuto un saliscendi. Nel 2019, ad esempio, la power unit era straordinariamente potente, ma non altrettanto affidabile. Nel 2020 e 2021, invece, la potenza sembrava svanita tutta d’un tratto (complice anche l’ormai celebre accordo segreto con la FIA) ma l’affidabilità sembrava ritrovata. Quest’anno invece, il salto in avanti è stato enorme. Si vocifera che l’unità 066/7 di Maranello sia la migliore del lotto in quanto a potenza, anche se ancora manca in termini di affidabilità.
Sul punto si è espresso Mattia Binotto, spiegano quale approccio sia stato adottato in fabbrica per la realizzazione della power unit 2022.
“Non credo che abbiamo spinto troppo. Spingere sulle prestazioni non è mai abbastanza, ma sicuramente abbiamo dato priorità alle performance piuttosto che all’affidabilità. Cosa significa: che probabilmente siamo arrivati al limite del tempo per l’omologazione. Poi bisogna ricordare che anche sul fronte power unit c’è stata una restrizione del numero di ore che si possono utilizzare al banco prova. Queste restrizioni hanno avuto un impatto sul nostro lavoro. Quando non c’erano limiti, bastava aumentare il lavoro ai banchi prova, sia in termini di prestazioni che di affidabilità, ma oggi, essendo dei vincoli di ore, sei costretto a fare delle scelte“.
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“Spinto oltre il normale piano di affidabilità”
Scelte non facili, ovviamente. Il team principal di Maranello era, infatti, ben conscio che il divario con gli avversari a fine 2021 era particolarmente ampio, e solamente un progetto estremo avrebbe permesso di colmare il gap.
“Abbiamo spinto i limiti delle prestazioni oltre quello che sarebbe stato un normale piano di affidabilità. Questo perché sapevamo che sarebbe stato importante recuperare il divario sulla concorrenza prima che arrivasse il congelamento per quattro stagioni. Le problematiche relative all’affidabilità possono sempre essere risolte in un secondo momento. Con questo non voglio dire che siamo arrivati alla prima gara pensando di essere del tutto inaffidabili, non è stato così. Nei test invernali non sono emersi problemi, ma sapevamo di non avere una situazione ideale. In più i problemi che abbiamo avuto in pista che non erano emersi nelle simulazioni al banco, credo siano imprevisti tipici di un progetto nuovo, e c’è da metterli in conto, non sono sorpreso del tutto da quanto avvenuto”.
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