Dino Chiesa, l’uomo che ha accompagnato Lewis Hamilton nei suoi primi passi di carriera, ha fatto lo stesso, qualche anno dopo, con la grande speranza italiana del motorsport: Kimi Antonelli.
In questa intervista esclusiva, ci racconta il grande talento del pilota bolognese che, nel 2025, inizierà la sua avventura nel Circus. Non solo, per Chiesa, Antonelli diventerà Campione del Mondo, l’uomo che il nostro paese aspetta da più di 70 anni. Quello che potrebbe diventare l’erede di Alberto Ascari e Nino Farina, aprendo una nuova epoca per il motorsport tricolore.

Da Lewis a Kimi, da talento a talento. Ci racconta il primo Antonelli?
“Possiamo dire che hanno avuto un inizio di carriera quasi analogo. Hamilton è stato scoperto da Ron Dennis a 10-11 anni, mentre Kimi ha avuto il padre Marco, ottimo conoscitore del motorsport, come primo scout. Anche se il lavoro migliore era già stato fatto dalla madre Veronica, quando lo ha fatto nascere (sorride). Marco lo ha subito messo sui kart e ha capito che il bambino ci sapeva davvero fare. Insomma, era un predestinato. Mercedes è stata la prima a capirlo e hanno scelto di portarlo da me per farlo crescere. Io sono orgoglioso di questo e ci ho messo del mio per aiutarlo, insegnandogli quei segreti che lo potessero trasformare in un pilota completo”.
Giustamente, Dino Chiesa, senza falsa modestia, afferma quello che tanti sanno nell’ambiente della F1
“Il mio lavoro consiste nel preparare i piloti al passaggio alle vetture da corsa, insegnando loro cosa fare con i go kart, ma non solo. Si passa attraverso vittorie, sconfitte, capacità di sviluppare e comprendere il mezzo.
Credo di riuscire a fare questo abbastanza bene. Non voglio prendermi molti meriti, però ho accompagnato tanti ragazzi al passaggio verso le auto e quasi tutti hanno fatto bene. Vuol dire che almeno l’indirizzo di cosa devono fare da pilota ho saputo insegnarlo (sorride)”.
Una caratteristica principale che, secondo lei, contraddistingue Kimi
“Kimi è un talento naturale. Fatta questa premessa, l’aspetto che più lo caratterizza è quello di essere un ragazzo che ha i piedi per terra, capace di mettersi sempre in discussione. Per esempio, quando vinceva le gare in kart con 100 metri di distacco, lui pensava all’errore che aveva fatto e che gli avrebbe potuto consentire di vincere con 150 metri di vantaggio. Non ha mai pensato “cavolo, ho vinto e sono bravo”. Questa mentalità è insita dentro di lui e l’ha portata anche in macchina. Per quello ha fatto un percorso così rapido verso il top”.
Non è finita qui, però, perché Dino Chiesa ci svela il più grande segreto del Kimi pilota
“Di fortissimo e incredibile ha il primo giro di pista. La capacità di mettere subito in alto l’asticella, trovando subito il limite. Il suo “cento” lo fa al primo giro tirato. Dopo, magari, fa più fatica a migliorare e ad abbassare ancora il tempo, ma questo gli dà un grande vantaggio quando, come nel caso della Formula 1, hai poco tempo per provare. Anche l’errore di Monza è avvenuto per questo. Ad Abu Dhabi, nonostante non stesse bene, ha messo subito la macchina vicino a Russell. Non è giusto paragonarlo a Max Verstappen, ma credo possa avere un percorso simile, soprattutto se sarà accompagnato bene dalla squadra. Conoscendo bene Toto Wolff, non dubito che sarà così. Per George, sarà una bella gatta da pelare già l’anno prossimo”.
Kimi può rappresentare un modello da imitare per tutti i giovani che si affacceranno al mondo del motorsport?
“Io credo abbia la mentalità e la personalità giusta per essere un punto di riferimento importante in Italia. Può segnare un’epoca, come sta facendo Sinner nel tennis o ha fatto Tomba nello sci, ma lo farà con il suo carattere calmo e la sua semplicità. Poi, chiaramente, arriveranno le pressioni e dovrà essere bravo a gestirle. Io credo che abbia la possibilità di ripercorrere quanto fatto da Valentino Rossi, anche a livello mediatico, seppure con caratteristiche diverse. Portare tanti italiani negli autodromi a tifare per lui oltre che per la Ferrari”.
Ci sono dei nuovi Kimi Antonelli all’orizzonte?
“Io credo che il prossimo pilota ad arrivare in F1 possa essere Minì. Per lui potrebbe prospettarsi un’avventura in Alpine a partire dal 2026. Gabriele è un altro talento, magari meno cristallino di Kimi, ma è un altro pilota che ha la F1 nel destino. Poi, di altri italiani a quel livello, nel mondo dei kart, per ora non ne vedo. Ci sono alcuni ragazzini molto interessanti. Uno di questi è l’inglese Noah Baglin, del 2012. Ecco, lui potrebbe davvero diventare fortissimo”.
Inutile sottolineare come Noah stia crescendo sotto l’ala di Dino Chiesa, l’uomo capace di far crescere i futuri campioni dell’automobilismo.
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