La commissione d’inchiesta statunitense avrebbe accumulato diverse prove sul caso Andretti, tra cui un gruppo Whatsapp che inchioderebbe i vertici di Formula 1.
Liberty Media con le spalle al muro
Sono passati diversi mesi da quel 31 Gennaio in cui Liberty Media, tramite un lunghissimo comunicato, spiegava i motivi della bocciatura di Andretti circa un suo possibile ingresso in Formula 1 a partire dal 2026.

Secondo la società che fa a capo a Greg Maffei, e che dal 2017 detiene i diritti commerciali della classe regina, la scuderia americana non avrebbe avuto i requisiti tali a giustificare l’aggiunta di un undicesimo team, in quanto non avrebbe apportato valore significativo allo sport.
Nonostante il rifiuto e la grande amarezza, Andretti non si è persa d’animo e non ha abbandonato il sogno Formula 1, investendo ulteriormente nel personale tramite una campagna acquisti di grande caratura (ad esempio Pat Symonds) e aprendo una nuova mastodontica sede a Silverstone.
Allo stesso tempo, l’azienda statunitense ha continuato a sottolineare come non ci fosse alcun motivo che potesse giustificare la bocciatura da parte di Liberty Media, e che l’ingresso di un team come Andretti, assieme a un colosso come General Motors, avrebbe rappresentato soltanto un valore aggiunto per la Formula 1.
Nel mese maggio, Jim Jordan, presidente della commissione giudiziaria della Camera degli Stati Uniti, aveva aperto un’indagine con l’obiettivo di chiedere spiegazioni a F1, tutto ciò a seguito della visita di Mario Andretti a Capitol Hill pochi giorni prima.
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Poi la prima grande svolta sul caso. Nello scorso mese di Agosto, infatti, il dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ha ufficialmente aperto una seconda inchiesta contro Liberty Media, volta a individuare i motivi del no ad Andretti da parte di quest’ultima e a stabilirne la legalità.
Secondo gli inquirenti, infatti, Liberty Media avrebbe violato le leggi statunitensi sull’antitrust, ovvero delle normative che mirano a promuovere la concorrenza e prevenire i monopoli nel mercato.
Negando l’ingresso ad Andretti, l’azienda con sede a Englewood avrebbe di fatto trasgredito tali normative, in quanto il senato vedrebbe il rifiuto di consentire la partecipazione a un candidato idoneo come una violazione della legge sulla concorrenza.
”Intendiamo collaborare pienamente con questa indagine, comprese le relative richieste di informazioni”, aveva commentato Maffei in merito.
“Riteniamo che la nostra decisione, la decisione della F1, sia stata conforme a tutte le leggi antitrust statunitensi applicabili e abbiamo illustrato in dettaglio le motivazioni della nostra decisione nei confronti di Andretti in precedenti dichiarazioni”.
Il gruppo Whatsapp che inchioda Liberty Media
Nella giornata di oggi, la vicenda si è arricchita di un nuovo tassello. Secondo quanto riportato da Ralf Bach di F1-insider, infatti, il primo grande scontro tra Liberty Media e Andretti sarebbe avvenuto durante il weekend di Miami, con Maffei che avrebbe interrotto una discussione tra Stefano Domenicali e Mario, affermando: “Mario, farò tutto ciò che è in mio potere per impedire a tuo figlio Michael di entrare in Formula 1!”.
Sempre secondo la testata tedesca, inoltre, la commissione d’inchiesta americana sarebbe entrata in possesso di prove, tra cui un gruppo WhatsApp con dentro Domenicali e alcuni team principal, che dimostrerebbero accordi illegali sottoscritti da Liberty Media per impedire ad Andretti l’ingresso in griglia.
Nel frattempo, negli scorsi giorni Michael Andretti ha ufficializzato il proprio addio come team owner dell’omonima scuderia, affidando il controllo e la gestione nelle mani di Dan Towriss, seppur farà ancora parte dell’azienda nel ruolo di consulente e ambasciatore.
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