Ci sono giorni in cui la passione per lo sport ci attrae in un mondo fatto di suoni, colori ed emozioni così forti da annebbiare la realtà. Ci sono giorni in cui l’amore per le corse ci fa esultare, gridare e piangere per un pilota, una vettura, un team. E poi ancora ci sono giorni in cui le corse ci sbattono in faccia con violenza tutta la crudeltà di cui sono capaci. Quei giorni rimangono vividi, impressi nella memoria come un marchio a fuoco indelebile; come una cicatrice da portare per tutta la vita. Il primo Maggio è uno di quei giorni. Senna
A differenza delle altre, troppe, fatalità che hanno contraddistinto la Formula 1 nel corso della sua storia, non si può dire che la domenica in cui uno dei piloti più amati e vincenti di tutti i tempi ha perso la vita, sia iniziata come una domenica qualunque. Senna
Quel fatidico e triste fine settimana di Imola, come tutti sapranno, è iniziato nel peggiore dei modi. Una serie di incidenti gravi ha sconvolto il paddock e lanciato delle ombre scure sui giorni successivi. Un incidente di un giovane Barrichello, nelle prove del venerdì, quasi pone fine alla sua vita, alla curva del tamburello. Rimasto vivo ma ferito, il giovane brasiliano viene portato in ospedale ricevendo la visita del suo connazionale Senna.
Visibilmente sconvolto, l’idolo di San Paolo rilascia delle dure interviste additando il circuito imolese come inadeguato e pericoloso. In quel momento però, nessuno si aspettava ancora quello che sarebbe accaduto. Senna
Il giorno delle qualifiche avviene il primo, tragico, incidente. Roland Ratzeberger, alla sua terza partecipazione ad un fine settimana ufficiale di Formula 1, colpisce violentemente un muro con la sua Simtek. La decelerazione dell’impatto, a quella velocità, è tale che per lo sfortunato pilota, non ci sarà nulla da fare. Più avanti, dopo un’inchiesta, si scoprirà che la vettura, in piena accelerazione, avesse perso un pezzo dell’ala anteriore diventando, di fatto, ingovernabile.
Anche qui, un visibilmente scosso Ayrton Senna, lascerà il paddock in preda a dubbi riguardo la sua partecipazione alla gara del giorno dopo.
Il mondo della Formula 1, arrivati alla domenica mattina, è visibilmente sotto shock. Senna, il pilota più influente ed amato del circus, vive ormai da tre gran premi un forte disagio con la sua nuova Williams. Sin dai test privati prima dell’inizio della stagione, Senna aveva dichiarato di non fidarsi della vettura della scuderia inglese con la quale aveva appena stipulato un contratto dopo il passaggio dalla McLaren.
Vinti i numerosi dubbi riguardo la gara, il campione brasiliano prende il via alla competizione della domenica. In un clima funesto e con un incidente al via tra le vetture di JJ Lehto e Pedro Lamy, la gara prende il via e viene subito neutralizzata dalla Safety Car. Al quinto giro la gara riprende il ritmo pronta a mostrare il suo lato più crudele.
Al settimo giro, il campione brasiliano perde il controllo della vettura ed impatta a velocità elevata alla curva del Tamburello. Le immagini indugiano sulla vettura incidentata. Un secondo, due, tre, ma Senna non si muove. Le vetture continuano a sfilare dietro di lui e televisioni e commentatori, quasi sentendo un sinistro presagio, provano ad intrattenere come se nulla fosse. Da dentro l’abitacolo però, giace il corpo morente di una delle più grandi leggende del motor sport mondiale. Senna è lì, immobile. A nulla serviranno i soccorsi e l’elicottero che lo porterà all’ospedale di Bologna. A causa di una rottura della sospensione, che gli causerà gravissimi danni cerebrali, Senna spirerà alle 18:40 di domenica primo Maggio.
Da quel fine settimana nero, la Formula 1, volterà pagina. Un pezzo di essa se n’è andata col brasiliano, diranno in molti. I fatti comunque diranno, negli anni successivi, che nessun pilota di Formula 1 perirà in gara per 20 anni. 20 anni in cui la massima serie stessa sembra voler dimenticare la perdita del suo figlio prediletto. 20 anni che svaniscono in un attimo con la morte improvvisa di Jules Bianchi.
In un momento, le corse tornano a mostrare il loro lato più duro, quello che si pensava fosse andato perduto. Ancora una volta la massima serie perde un suo protagonista e torna ad incutere rispetto e paura.
Sono passati 26 anni dalla scomparsa di quello che viene considerato da molti il pilota più forte di tutti i tempi. 26 lunghi anni. Eppure, neanche un giorno sembra passato, tanto è l’amore verso quella figura leggendaria ma umana che ha fatto innamorare milioni di appassionati in tutto il mondo.
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